Dolore e cordoglio per la scomparsa di Mario Tronti

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La scomparsa di Mario Tronti, importante teorico e filosofo che ha illuminato parte rilevante del cammino della sinistra, ci lascia ancora più soli.

Tronti ebbe un ruolo fondamentale già negli anni Sessanta del secolo scorso nel fornire idee e suggestioni al nascente movimento del ’68. Operai e capitale, un fortunato libro del 1966, fu un riferimento cruciale nella formazione delle generazioni che si affacciavano all’impegno politico.

Quel testo, insieme alle esperienze di Quaderni Rossi e di Classe operaia, ha dato strumenti e fondamenta a ciò che fu chiamato operaismo, uno dei filoni di successo mutuati dalla lezione marxiana. Tuttavia, non restituisce ad una figura così complessa e riflessiva un’etichetta esclusiva. Infatti, lo stesso Tronti dichiarò superata quella stagione e si cimentò nell’esplorazione della sfera del Politico, vivisezionandola nella sua supposta autonomia.

Ma Tronti è stato sempre politicamente impegnato nel Partito comunista italiano e tuttavia critico della svolta del 1989, mantenendo un rapporto vivace con la discussione sull’attualità e dando per diversi anni (dal 2004 al 2015) un felice contributo all’analisi e alla progettualità. Presiedette, infatti, il Centro per la Riforma dello Stato. In tale veste il lavoro e l’impegno culturali si sono spesso incrociati con l’Associazione per il rinnovamento della sinistra.

Ha avuto anche esperienze parlamentari: nel 1992 alla Camera dei deputati con il Pds e nel 2013 al Senato della Repubblica con il Pd.

Non solo per le relazioni affettuose e dirette lo ricordiamo, bensì come esempio preclaro di intellettuale politico, con scelte non sempre magari condivisibili pur nella loro alta qualità e nella forte originalità della ricerca.

*Vincenzo Vita, per l’lAssociazione per il rinnovamento della sinistra


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