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Chi ha paura di Articolo 21?

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L’Associazione fondata ventuno anni fa da un  gruppo assai variegato di giornalisti e operatori dell’informazione è sotto attacco. Ha avuto l’onore di un paio di articoli puntuti sul quotidiano “Libero”. Come mai tanta attenzione da parte di un quotidiano dalla testata così impegnativa (mahh)? Elementare…. per rimanere nelle citazioni: parlare di antifascismo reca disturbo, perché non si può e non si deve disturbare il manovratore: o la manovratrice, in questo caso. La rottura con il passato per la destra al governo non è un pranzo di gala. Al di là delle dichiarazioni (nemmeno tutte, anzi) ufficial-ufficiose, i fantasmi sono sempre lì e vogliono pesare. Ecco, allora, comparire la suggestione chiaramente manipolatoria e persino grottesca del pericolo comunista.
Forse si dimentica che a lungo a presiedere la cattivissima Articolo21 fu il trinariciuto Federico Orlando, che Alessandro Sallusti ha certamente conosciuto. In verità,  se il comunismo è un luogo dell’immaginario, l’anticomunismo vive e lotta insieme a noi. Soprattutto, è una presenza fissa -per bilanciare la prevalenza antica del campo progressista- nei talk televisivi. Insomma, è un’utile rendita editoriale.
Al di là,  però, dello scambio polemico sempre legittimo (qualcuno di noi firmò una proposta di legge per evitare il rischio del carcere -a causa di una condanna per diffamazione- che pendeva proprio su Sallusti), ciò che inquieta e fa venire i brividi è il riappalesarsi del ” metodo Boffo”, vale a dire il ricorso a qualche sgradevole dossier per bersagliare chi si ritiene un avversario insidioso. Nel caso in questione, all’origine della brutta pagina, il nemico è il sindacato dei  giornalisti, quello della Rai in particolare. È l’Usigrai un impedimento per l’occupazione del servizio pubblico. Di qui, le battute insinuanti contro chi è stato segretario della citata organizzazione e ora presiede la Federazione nazionale della stampa. Vittorio Di Trapani è persona specchiata e ha le spalle larghe. Tra l’altro, è stato democraticamente eletto da una solida maggioranza. E non sarà un caso se il comitato di redazione di Rainews -dove Di Trapani lavora- è intervenuto con decisione.
Ci sono i congressi per discutere e cambiare i gruppi dirigenti. Certi metodi sono inaccettabili e ci raccontano che la destra non è una forza tranquilla. Simili storie segnalano nervosismo e timore di non farcela.

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