Forse si dimentica che a lungo a presiedere la cattivissima Articolo21 fu il trinariciuto Federico Orlando, che Alessandro Sallusti ha certamente conosciuto. In verità, se il comunismo è un luogo dell’immaginario, l’anticomunismo vive e lotta insieme a noi. Soprattutto, è una presenza fissa -per bilanciare la prevalenza antica del campo progressista- nei talk televisivi. Insomma, è un’utile rendita editoriale.
Al di là, però, dello scambio polemico sempre legittimo (qualcuno di noi firmò una proposta di legge per evitare il rischio del carcere -a causa di una condanna per diffamazione- che pendeva proprio su Sallusti), ciò che inquieta e fa venire i brividi è il riappalesarsi del ” metodo Boffo”, vale a dire il ricorso a qualche sgradevole dossier per bersagliare chi si ritiene un avversario insidioso. Nel caso in questione, all’origine della brutta pagina, il nemico è il sindacato dei giornalisti, quello della Rai in particolare. È l’Usigrai un impedimento per l’occupazione del servizio pubblico. Di qui, le battute insinuanti contro chi è stato segretario della citata organizzazione e ora presiede la Federazione nazionale della stampa. Vittorio Di Trapani è persona specchiata e ha le spalle larghe. Tra l’altro, è stato democraticamente eletto da una solida maggioranza. E non sarà un caso se il comitato di redazione di Rainews -dove Di Trapani lavora- è intervenuto con decisione.
Ci sono i congressi per discutere e cambiare i gruppi dirigenti. Certi metodi sono inaccettabili e ci raccontano che la destra non è una forza tranquilla. Simili storie segnalano nervosismo e timore di non farcela.