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Che bel rumore fa l’antifascismo di Articolo 21

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Alessandro Sallusti, direttore di uno dei giornali che più hanno a cuore le sorti moderne e progressiste del Governo in carica, si occupa di Articolo 21, il covo di “combattenti e reduci del comunismo”. Il collega, purtroppo per lui, non sa come si sta bene, persino a ferragosto, in questo guazzabuglio di “sinistri”. Stamane, per esempio, mentre molti giornalisti politically correct se ne stavano sotto l’ombrellone nel pianeta di commentopoli, noi facinorosi di Articolo 21 ascoltavamo (alle 8.30 del mattino) Paolo Bolognesi, sì, quel signore  molto illuso che da 43 anni segue l’evoluzione delle indagini e dei processi sulla strage di Bologna. Ci ha detto che sono emerse prove in sede giudiziaria inconfutabili circa la matrice fascista della strage e che la pista palestinese, buttata lì da estremisti di destra e da qualche autorevole esponente della maggioranza di governo, non sta  né in cielo né in terra. Noi di Articolo 21 siamo così, crediamo alle sentenze, alle carte e andiamo anche in giro a cercarne delle altre. Per esempio, sempre oggi, Beppe Giulietti, un altro fissato, comunista, ha detto che dirà grazie al Governo di Giorgia Meloni il giorno che con un volo di Stato saranno portati in Italia gli assassini di Giulio Regeni, già tutti individuati ma introvabili e dunque non (ancora) processabili nel nostro Paese. Il Governo molte volte ha detto che vuole la verità su Regeni e collaborerà, dunque siamo sicuri che quel volo di Stato prima o poi arriverà a Roma e allora sì saremo tutti dalla stessa parte. Non si può dare torto al collega Sallusti quando dice e scrive che siamo un “ fastidioso e molesto rumore di fondo”. Si può comprendere quanto sia fastidioso ospitare nella riunione settimanale di Articolo 21 uno come Roberto Saviano (lo abbiamo fatto, sì, la scorsa settimana) che ricorda le querele temerarie e la voglia di reprimere la libertà di espressione in Rai, dove il suo programma è stato eliminato dalla prossima stagione dopo i pesanti attacchi di un ministro e forse più d’uno. A pensarci bene è un po’ tutto molesto ciò che Articolo 21 fa. Molesta è la collaborazione con Libera, che va dicendo in giro che la lotta alla mafia si sta affievolendo. Molesta è la solidarietà a don Luigi Ciotti che ha detto che il ponte sullo stretto è una roba assai discutibile. Molesto è l’impegno di questa associazione contro le querele temerarie, in cui si stanno specializzando molti ministri dell’attuale Governo e non lo dice Articolo 21 ma gli osservatori europei indipendenti. Moleste sono le critiche al Ministro Nordio che vuole tappare la bocca ai giornalisti di giudiziaria, pensando, forse, che limitare il racconto dell’orrida cronaca giudiziaria italiana possa equivalere a cancellare o attenuare il suo contenuto (fatto di corruzione, mafia ed evasione fiscale). Si potrebbe continuare in questo lungo elenco di molestie quotidiane di Articolo 21 all’allegra brigata che compone il coro di osanna al Governo in carica. Ma purtroppo ci vorrebbe tempo che io, da insignificante cronista di provincia, non ho, poiché mentre esimi colleghi commentatori si esercitano sul pericolo rappresentato da Articolo 21, io devo scrivere del bunker di un certo Antonio Bardellino, che sembra non sia mai morto e che ha fondato una certa associazione mafiosa laggiù al sud polveroso, in Campania. Noi giornalisti non siamo tutti uguali, c’è chi lavora e corre dietro alla cronaca. E chi commenta sotto l’ombrellone.
(Nella foto uno dei momenti dell’ultima festa nazionale di Articolo 21 a Roma)


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