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Un mondo al contrario quel paese dove Vannacci assurge ad eroe

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Santo o demonio? Nemmeno il generale Vannacci, quando ha riversato nel suo libro tutto l’odio di cui è capace e di cui si vanta apertamente, poteva immaginare di raccogliere un simile successo. Celebrato e additato, osannato e deplorato, censurato e rilanciato, questo Rambo omofobo e razzista è stato capace di catturare l’attenzione dell’intero Paese e di una classe politica divisasi come sempre in curve contrapposte anche su un tema che un autentico Paese civile saprebbe affrontare con spirito di unanime condanna.

Persino nel centrodestra sono emerse crepe quando i colonnelli di FdI hanno preso le distanze da un ministro come Crosetto che, nella sua qualità di Capo di quella Difesa minacciata nel suo prestigio dalle affermazioni dissennate di un suo sottoposto, aveva prontamente condannato Vannacci destituendolo e avviando contro di lui un processo disciplinare. Tanto è bastato, agli occhi di un altro ministro e vicepremier come Salvini che non ha esitato a intrattenere col generale una conversazione telefonica “molto cordiale”, per trasformare Vannacci in un novello Giordano Bruno o Galileo, sottoposto a brutale inquisizione da parte del pensiero unico del politicamente corretto. Un santo, un profeta!
Si invoca ora, a sproposito, l’articolo 21 della Costituzione, quello che difende la libertà di parola, facendone di chi ne ha palesemente abusato un suo paladino. È in corso un’operazione militare speciale da parte del campo largo che raccoglie putinisti e rossobruni di ogni estrazione e provenienza – un fronte che va da Alemanno a Rizzetto – schieratosi a testuggine intorno al corpo del martire Vannacci, degno finalmente di una promozione politica che attende ora solo una formalizzazione. È questo il vero mondo al contrario.
Un mondo al contrario in cui la comunità LGBTQ, campioni non di razza ariana come Egonu, intellettuali progressisti come Michela Murgia sono tutti mescolati in un fascio da additare, screditare, detestare. Un mondo in cui queste categorie sono apertamente minacciate da chi, nella qualità di esponente delle nostre più alte istituzioni, avrebbe il dovere di rispettare tutti neutralizzando ogni pregiudizio e operando all’insegna della neutralità e della tolleranza. E invece no: si odia, e lo si può fare in modo aperto , mettendo nero su bianco le proprie ingiurie, e diffondendole su quella rete dove pullulano propagandisti e corifei, ma dove si affacciano turbati anche i bersagli di tanto odio, costretti ad assistere al trionfo di chi, come Vannacci, rappresenta l’incarnazione di un incubo.
Un paese che fa assurgere ad eroe un generale come Vannacci è un paese al contrario, un Paese dove oggi nemmeno i più alti servitori dello Stato sono tenuti al rispetto della dignità di ogni individuo e ad attenersi a quell’articolo 31 della nostra Costituzione – quello che predica la non discriminazione – che oggi nessuno ricorda più.
Un mondo al contrario.

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