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Vedere l’umanità di Peppino Impastato può avvicinarci al suo scopo; costruire una società migliore dipende dal noi

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Il Festival dei Diritti Umani di Baschi si è concluso con un bilancio positivo, decidendo di portare al centro del dibattito dell’ultima serata la presentazione del libro “Peppino Impastato. La memoria difficile”. Ospiti Marcella Stagno, redattrice di Radio Aut tra i fondatori di Musica e Cultura, e Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, intervistati da Antonello Romano, che hanno portato modi diversi, ma in grado di dialogare, di voler agire per creare una società migliore.
Meno eroe e più umano, è l’immagine che Marcella Stagno porta di Peppino Impastato, raccontata senza retorica ma con tutta la verità e la tragicità che questa ha portato.
Non un uomo lasciato solo a lottare ma un gruppo di persone che a Cinisi in quegli anni si è unito confrontandosi “sulle questioni quotidiane. Non abbiamo cominciato lottando contro la mafia, ma guardandoci in faccia e dicendo cosa volevamo cambiare”.
Stagno spiega che quando va nelle scuole a parlare di Peppino vuole poter dire ai ragazzi “tu puoi essere Peppino” e non metterlo su un piedistallo, perché il desiderio di cambiare le cose, sentire il potere di farlo, e credere in una società migliore non deve essere qualcosa di eccezionale. Peppino Impastato viene principalmente ricordato per la lotta che ha condotto contro la mafia attraverso informazione, attività culturali e denunce ma Radio Aut, fondata nel 1977, apriva ad un senso ancora più ampio di autonomia e libertà.
“Allora si faceva quella che di chiamava controinformazione che è quella che dovremmo cominciare a fare adesso perché ne abbiamo bisogno”. Stagno riprende involontariamente il concetto espresso nella stessa Piazza del Comune, 24 ore prima parlando di Assange, sottolineando ancora una volta la necessità non solo di un’informazione alternativa a quella divulgata ma anche di un mezzo capace di gettare le basi di un cambiamento, mobilitando coscienze.
“Il lavoro sul territorio di Cinisi e Terrasini comincia con la costruzione dell’aeroporto di Punta Raisi, l’esproprio dei terreni per costruire la terza pista. Non mi piace ricordare Peppino come eroe antimafia perché le sue lotte sono state altre; sono state l’occupazione delle case del villaggio dei pescatori a Terrasini […] o far arrivare l’acqua corrente nel quartiere Somalia (quartiere più povero di Terrasini”. Lo scopo che bisogna ricordare è quello di voler agire per una comunità giusta.
Su questa linea si è avviata anche la sua attività politica, la radio stessa è stata aperta per arrivare a più persone: “In un paese come Cinisi la gente aveva paura di prendere un volantino”, la radio dava la possibilità di essere ascoltata da tutti, anche solo per curiosità. Questo permetteva di coinvolgere più cittadini, anche chi auspicava a quella stessa idea di futuro.
Se ciò rappresenta la vera eredità di Peppino, su questa base ha avuto origine “Peppino Impastato. La memoria difficile”.
Il libro è la raccolta di 39 testimonianze, nato da un progetto fotografico da parte dell’associazione fotografica ASADIN fondata da due fotografi compagni di Peppino: Guido Orlando e Pino Manzella che nel tempo è riuscita a darsi uno stampo più sociale.
L’idea del libro è nata per permettere alle persone di avere consapevolezza che “c’era un mondo intorno a Peppino”.
Chi altro ha lottato per una realtà migliore nel ruolo di sindaco è stato Mimmo Lucano che da Peppino ammette di essere stato ispirato e che ricorda come la sua fosse “una lotta per l’uguaglianza sociale. Senza uguaglianza non ci può essere umanità”.
Il Modello Riace di Lucano ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello mondiale tanto da essere diventato un modello di riferimento perché ha indicato una soluzione al fenomeno globale della migrazione: “Mentre tutto sembrava circondato da norme restrittive, di trovare una soluzione repressiva […] Riace capovolge questo paradigma in nome di una strategia spontanea”. I paesi che si stanno spopolando hanno interesse ad accogliere persone che si spostano a causa delle condizioni di disuguaglianza in cui vivono. La strada percorsa da Riace tiene conto della realtà, considera il “noi” perché il fenomeno della migrazione è un fenomeno globale. Lucano ha preso attivamente parte di una realtà con cui è entrato in contatto.
Le sue azioni volte a costruire una realtà interna più consapevole e con un sistema sociale volto all’uguaglianza sono poi diventate realtà giudiziarie, perché secondo i giudici avrebbero costituito un’associazione per delinquere colpevole di truffa, abuso d’ufficio, peculato e favoreggiamento

dell’immigrazione clandestina. “La mia questione giudiziaria va verso l’epilogo. Ma io rifarei tutto quello che ho fatto. […] Nulla è stato fatto per scopi privati”.
Ciò che lo ha spinto ad agire, è stato il credere in qualcosa di migliore, ed è per questo che “vale sempre far in modo che la memoria sia attuale”.
Ciò che caratterizza queste azioni e quelle di Peppino è la presenza di un senso del “noi” forte, che oggi viene meno. La memoria di Peppino può continuare a essere presente e viva nel quotidiano se facciamo riferimento a un senso comune che pone come obiettivo una società costruita sul confronto ma anche indirizzata a raggiungere il punto più alto, un benessere sociale, non individuale. Non esiste libertà se non si considera il senso comune.


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