Daria Corrias é autrice e produttrice radiofonica per Rai Radio3 dove co-cura il programma Tre Soldi, spazio dedicato al documentario radiofonico e alle narrazioni audio. E’ dunque la tutor perfetta per la sezione radio-podcast d’inchiesta del Premio Roberto Morrione di questa dodicesima edizione e sta supportando le finaliste Susanna Rugghia e Federica Tessari nella realizzazione del loro progetto investigativo. In questa intervista conosciamo meglio come vive il ruolo di tutor e la sua visione del giornalismo investigativo radiofonico.
- Perché hai accettato il ruolo di tutor del Premio Morrione? Che cosa significa per te?
Il giornalismo di inchiesta specialmente radiofonico è qualcosa che in Italia non è molto praticato. A differenza delle radio europee i cui lavori mi è capitato di intercettare nella frequentazione di festival internazionali, qui la radio investigation è qualcosa che non ha una presenza chiara e stabile nei palinsesti, in certe forme possiamo proprio affermare che è un genere che non esiste. Si confonde spesso con il reportage, ma è un errore. Parlo di lunghe inchieste, spesso anche serializzate o comunque long form audio di pura investigazione il cui obiettivo è illuminare gli angoli bui della realtà, accendere una luce dove non era mai stata accesa informando e aumentando la consapevolezza della cittadinanza. Oggi la grande rivoluzione, come si ama chiamarla, del podcast ha aperto scenari nuovi: le inchieste audio sono decisamente aumentate. Certo, bisognerà capire come si evolverà il mercato, chi sarà in grado di pagare e perché. Questo ancora non è del tutto chiaro.
Per questo ho accettato il ruolo di tutor del Premio Morrione: non solo lavora perché non si perda questo importante patrimonio giornalistico, ma lo fa puntando sui giovani e mettendo loro a disposizione lo spazio di ascolto e la possibilità produttiva.
- Cosa ti aspetti dagli under 30 che seguirai nella realizzazione dell’inchiesta?
Mi aspetto che escano dalla loro zona di confort e facciamo uscire anche noi e chi li ascolterà proponendo sguardi inediti, rigore e tenendo sempre presente che il loro lavoro, come il nostro, è sempre al servizio della comunità
- Quale consiglio su tutti ti senti di dare agli under30 arrivati in finale e ora alle prese con il progetto di inchiesta?
In questo lavoro divertimento e sofferenza vanno di pari passo. Sofferenza per i temi che attraversiamo, per gli scogli che incontriamo, per la frustrazione inevitabile con la quale fare i conti. Ma c’è spesso anche una dose di divertimento, che abita nella sfida, nell’interesse, nella passione che ci mettiamo. Ecco, il mio consiglio è quello di trovare sempre, o provare a farlo, un equilibrio tra divertimento e sofferenza.
- Quando hai capito che il radio documentario e il reportage radiofonico sarebbero stati al centro del tuo percorso professionale?
E’ stato un caso. Qualcosa che ho incontrato e che a un certo punto è diventata la cosa che preferisco fare. Mi sento molto fortunata.
- Che libro consiglieresti di leggere a chi vuole fare del giornalismo il proprio lavoro, il proprio futuro?
Direi di leggere, soprattutto. Di incontrare libri, di andare a cercarli, di prendersi il tempo per leggerli. Leggere oggi è una scelta di lentezza e riflessione, di tempo pieno che assume una dilatazione diversa. Ecco, forse oggi leggere è ancora più importante di un tempo. Quindi non ho un libro da consigliare, non sono mai stata brava nelle liste: il libro preferito, il film più importante, la canzone del cuore. Ma mi sento di dire: leggete, il più possibile.