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Rappresaglie e persecuzioni contro i giornalisti africani che si occupano di corruzione 

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In occasione della Giornata africana contro la corruzione e del ventesimo anniversario della Convenzione dell’Unione africana per la prevenzione e la lotta alla corruzione, Amnesty International ha diffuso un rapporto, intitolato Lotta alla corruzione in pericolo: repressione dei difensori dei diritti umani che combattono la corruzione in Africa occidentale e centrale, che evidenzia come in 19 stati di quella zona i giornalisti vadano incontro ad arrestati, minacce, multe salate, condanne al carcere e persino uccisioni per aver denunciato la corruzione.

Ecco alcuni casi segnalati da Amnesty International. 

In Niger, la giornalista e blogger Samira Sabou è stata condannata nel gennaio 2022 per “diffamazione tramite comunicazione elettronica” in base alla legge sui reati informatici e condannata a un mese di prigione e a una multa equivalente a 100 euro. L’accusa è derivata dalla sua decisione di ripubblicare un articolo del maggio 2021 dell’organizzazione Global Initiative against Transnational Organized Crime, secondo il quale un carico di droga sequestrato dall’agenzia nigerina per il contrasto agli stupefacenti era stato nuovamente ottenuto dai trafficanti di droga e reinserito sul mercato nero.

In un caso separato, che risale al giugno 2020, Sabou è stata accusata di diffamazione a seguito di una denuncia fatta da Sani Mahamadou Issoufou, ministro del Petrolio, dell’energia e delle energie rinnovabili e figlio dell’ex presidente del Niger Mahamadou Issoufou. La denuncia è stata presentata dopo la menzione, da parte di un utente di Facebook, del nome di Issoufou in un commento in risposta a un post pubblicato da Sabou riguardante presunte corruzioni nell’acquisto di armi. Nonostante Sabou non abbia menzionato il figlio dell’ex presidente per nome, è stata arrestata e immediatamente trasferita nel carcere di Niamey.

“Sono stata convocata in tribunale a testimoniare ma una volta arrivata in aula, non sono stata trattata come testimone. Mi è stato chiesto di rivelare chi si nascondesse dietro alcuni degli pseudonimi che compaiono sul mio account Facebook e ho detto loro che non lo sapevo. Quando si sono resi conto che non potevo fornire quelle informazioni, il pubblico ministero mi ha detto che mi avrebbe mandato in prigione mentre completava le sue indagini. Ero incinta di quattro mesi; non rappresentavo una minaccia per la società e non ero mai stata imprigionata. [Eppure] ho trascorso 48 giorni in prigione”, ha raccontato Samira Sabou ad Amnesty International nel febbraio 2023.

In Togo, il giornalista Ferdinand Ayité è stato arrestato il 10 dicembre 2021 dopo aver accusato due esponenti del governo togolese di corruzione sul suo canale YouTube “L’autre journal”. Il 15 marzo 2023, Ayité è stato condannato, insieme a un altro collega, a tre anni di prigione e a una multa di 3 milioni di franchi centrafricani (circa 5000 euro) per “oltraggio alle autorità” e “diffusione di notizie false”. I giornalisti hanno presentato appello contro la decisione, ma sono stati costretti a fuggire dal paese per la loro sicurezza.

In Camerun, il 17 gennaio 2023 Martinez Zogo, giornalista e direttore della radio privata Amplitude FM, è stato rapito da alcuni uomini non identificati. Il suo corpo mutilato è stato trovato in una zona dismessa nella periferia della capitale Yaoundé. Zogo si stava occupando di presunte appropriazioni indebiti di centinaia di miliardi di franchi centrafricani da parte di politici e imprenditori vicine al governo.


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