Violenza sessuale. È sterminato l’amore dei genitori per i figli. “I figli…so’ pezzi ‘e core” recita un film del 1981 dedicato al fortissimo amore per i figli declinato in chiave napoletana da Mario Merola e Anna Maria Ackermann. Ovviamente anche i potenti, come tutti i padri, nutrono un amore sconfinato per i propri figli.
Il colpo è durissimo quando i pargoli incappano in qualche brutto guaio. Ne sanno qualcosa Ignazio La Russa e Beppe Grillo alle prese con problemi analoghi per i due rispettivi, giovani discendenti. Il presidente del Senato, uomo orgogliosamente di destra, deve fare i conti con l’indagine per violenza sessuale scattata contro il figlio Leonardo Apache. Il garante del M5S, un movimento da lui definito “né di destra e né di sinistra”, è alle prese con il processo al figlio Ciro imputato per violenza sessuale.
Le analogie tra i due casi sono svariate. In tutte e due le vicende le supposte violenze sarebbero avvenute nelle case dei genitori. Nell’abitazione di Milano, nei mesi scorsi, nel caso di Leonardo Apache La Russa e in quella delle vacanze in Sardegna, nel 2019, nel caso di Ciro Grillo. Sia il primo e sia il secondo si sono dichiarati innocenti: i rapporti con le ragazze sarebbero stati consensuali.
Anche i rispettivi genitori sono convinti della loro innocenza. Hanno difeso con forza i rampolli. Il presidente del Senato ha dichiarato di «aver a lungo interrogato» il figlio e di aver ricavato «la certezza» che «non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante». Ma in questo modo ha fatto prevalere il suo ruolo di padre su quello di guida di Palazzo Madama, ferendo la sua figura di garanzia istituzionale. Così ha in parte rettificato le dichiarazioni assicurando di avere piena fiducia nei magistrati.
La rettifica, però, non ha evitato a La Russa senior una garbata ma pesante strigliata da parte di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio chiosa addirittura dal vertice Nato in Lituania: «Comprendo da madre la sofferenza del presidente del Senato anche se non sarei intervenuta nel merito della vicenda». E’ netta anche nel sostenere la posizione della ragazza che ha denunciato di aver patito una violenza sessuale: «Tendo a sodalizzare per natura con una ragazza che denuncia e non mi pongo il problema dei tempi».
“I figli…so’ pezzi ‘e core”. Anche il fondatore del Movimento 5 stelle ha strenuamente difeso il figlio non badando troppo al suo ruolo pubblico di leader politico: «…non c’è stato alcuno stupro…». Ha parlato di Ciro e dei suoi giovani amici ripresi in un video durante parte delle loro imprese sessuali: «…saltellano col pisello così perché sono quattro coglioni, non quattro stupratori». Ha azzardato: «Se non avete arrestato mio figlio arrestate me perché ci vado io in galera».
Un fatto è sicuro: tutti gli accusati sono innocenti fino alla condanna definitiva, è un sacro principio di civiltà. Tuttavia spetta ai giudici il compito di accertare la verità, di assolvere o di condannare secondo i casi. Si tratta di una fondamentale regola alla base dello Stato di diritto. La netta divisione dei poteri nello Stato di diritto (esecutivo, legislativo. giudiziario) è per evitare soprusi e confusioni istituzionali, è alla base della stessa democrazia.
La divisione dei poteri e l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge sono delle regole da rispettare, che valgono per tutti, anche per i potenti. Anzi, valgono soprattutto per i potenti perché va scongiurato ogni eventuale abuso. Camminiamo su un crinale pericoloso. Già il sistema politico italiano soffre di una grave crisi di credibilità certificata dall’altissima fuga degli elettori dalle urne.
Ignazio La Russa e Beppe Grillo sono due personaggi potenti della politica italiana: l’amore per i figli è legittimo ma non può né deve sconfinare anche nel solo rischio di “una giustizia ad personam”.