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Il regime russo “punisce” la giornalista Elena Milashina

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La giornalista russa Elena Milashina, considerata ‘erede’ di Anna Politkovskaja, e l’avvocato di Zarema Musaeva, Alexander Nemov, sono stati aggrediti e minacciati di morte a Grozny, in Cecenia. Lo si apprende dal sito del periodico russo indipendente Novalja Gazeta e da alcune foto diffuse su Twitter dove Milashina appare con la testa rasata, mani fasciate e ricoperta di un liquido verde. “Elena Milashina ha le dita rotte e di tanto in tanto perde conoscenza”, ha dichiarato l’Ong per i diritti umani Memorial.
“Mani legate, in ginocchio, pistola puntata alla testa.. Un classico rapimento, come si faceva una volta. Non se ne vedevano da tempo. Hanno immobilizzato il tassista e l’hanno buttato fuori dall’auto, sono saliti in macchina, ci hanno piegato la testa, mi hanno legato le mani, mi hanno messo in ginocchio, mi hanno puntato la pistola alla testa. Hanno fatto tutto in modo nervoso e così non sono riusciti a legarmi le mani”, ha raccontato Milashina in ospedale. Il racconto – diffuso da Avvenire – è stato ripreso in un video pubblicato da Novaya Gazeta (che ora non può più pubblicare in Russia e la fa dai paesi Baltici). Elena e Alexander sono stati picchiati con manganelli e calci. Gli aggressori hanno portato via i loro telefoni, chiedendo di sbloccarli, e hanno distrutto le loro attrezzature e i documenti.
Elena Milashina, 45 anni, esperta di Cecenia, lavora con Novaya Gazeta, periodico russo fondato da Gorbacev e diretto dal Nobel per la pace Muratov. A Novaya Gazeta lavorava anche Poltikovskaja quando fu uccisa nel 2006.

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