Il pluralismo dei media in Europa è in declino, livello buono solo in 7 paesi su 32

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Il pluralismo dei media in Europa sta  declinando in modo preoccupante. Lo dicono i risultati del Media Pluralism Monitor (MPM) 2023, appena pubblicati dal CMPF (Centre for Media Pluralism and Media Freedom).  Dei 32 paesi analizzati (i 27 Stati UE e i cinque paesi candidati), appena sette presentano una situazione soddisfacente. E per la Federazione europea dei giornalisti (EFJ), questo nuovo studio conferma la necessità impellente  di rafforzare ulteriormente le disposizioni dell’European Media Freedom Act (EMFA) attualmente all’esame del Parlamento europeo.

Il rapporto MPM  documenta la salute degli ecosistemi dei media, mettendo in evidenza le minacce al pluralismo e alla libertà di espressione e di stampa. I risultati mostrano che nessuno dei paesi analizzati è esente da rischi per il pluralismo dei media. Solo sette paesi si trovano in una situazione generalmente favorevole: Germania, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, Belgio, Francia e Lituania. Per quanto riguarda la professione giornalistica, gli standard e la protezione, il rapporto MPM rileva che mentre la sicurezza fisica è complessivamente migliorata, principalmente a causa dell’attenuarsi della pandemia di COVID-19 e delle minori proteste legate agli attacchi contro i giornalisti, “gli abusi online sono in continuo aumento, spesso provenienti dall’élite politica, che dovrebbe contribuire a creare condizioni sicure e favorevoli per il giornalismo indipendente (…). Anche le condizioni di lavoro sono rimaste problematiche in molti dei Paesi esaminati, con i giornalisti costretti a diventare lavoratori autonomi, sebbene la natura del loro lavoro per i media abbia tutte le caratteristiche del lavoro subordinato. (….) Nel 2022, nessun paese ha adottato un quadro normativo che contrasti  le querele temerarie   (SLAPP), nonostante se ne sia registrato un numero sempre crescente ad opera di politici e imprenditori per intimidire giornalisti e attivisti. Dei paesi valutati, in questo campo la Polonia è il peggiore”.

Esistono diverse sottosezioni del rapporto, e l’Italia non si trova tra i paesi migliori. E’ classificata a rischio medio in quanto a “Protezione dei diritto di informazione”, insieme ad altri 16 Paesi. Idem per le “Condizioni di lavoro dei giornalisti”, dove siamo esclusi dalla cerchia di chi è messo meglio, cioè Danimarca, Germania, Irlanda e Svezia. L’Italia è inoltre a rischio elevato per la cosiddetta “sicurezza digitale”, cioè le minacce e gli attacchi online ed è purtroppo in compagnia di molti Paesi, anche insospettabili, tipo Svezia. A rischio medio, invece, per quanto riguarda la Trasparenza degli editori e decisamente malmessa nella sezione “Pluralità dei media providers”, in buona compagnia con altri 27 paesi ad alto rischio: si tratta dell’indicatore peggiore, in Europa. In sostanza: pochi soggetti hanno in mano la capacità di influenzare l’opinione pubblica e nonostante ci sia consapevolezza di questo rischio in molti Governi e in molti Paesi, le concentrazioni non si arrestano, anzi continuano a ritmi sempre maggiori

“Questo studio scientifico mostra una vera battuta d’arresto per i governi europei, che hanno appena annacquato l’EMFA, quando le prove dimostrano che dovrebbe essere notevolmente rafforzato”, ha affermato Maja Sever, presidente della Federazione europea dei giornalisti (‘EFJ). “Pensate: i governi stanno proponendo di legalizzare lo spionaggio nei confronti dei giornalisti proprio nel momento in cui il MPM sta dimostrando l’estrema vulnerabilità dei giornalisti europei in termini di sicurezza digitale. Questo è surreale! Esortiamo con forza il Parlamento europeo e la Commissione  a rafforzare l’EMFA, non solo per garantire la protezione delle fonti giornalistiche, ma anche per proteggere veramente l’autonomia delle redazioni, il pluralismo dei media, l’indipendenza dei media pubblici dal potere politico e l’indipendenza dei media privati ​​dalle interferenze dei proprietari e degli inserzionisti. È ora che la UE garantisca ai cittadini europei l’accesso a un’informazione libera, plurale, affidabile e indipendente”.
L’ultimo rapporto MPM è stato pubblicato il 30 giugno dal Centre for Media Pluralism and Media Freedom (CMPF).


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