Forza Italia presenta un’interrogazione in parlamento contro Repubblica e Marina Berlusconi parla di “tenaglia pm-giornalisti”. Un asse – è la tesi – che “avvelena il clima” e viola la Costituzione. Parole dure, quelle della primogenita del Cav, che per Vittorio di Trapani, presidente della Federazione nazionale stampa italiana, rappresentano un “attacco alla libertà di informazione”, l’ennesimo tentativo di “delegittimare il giornalismo di inchiesta”.
Di Trapani, cosa ne pensa della lettera di Marina Berlusconi contro stampa e magistrati?
“In quella lettera c’è un tratto umano che io trovo comprensibile, quello che tenta di tutelare la memoria del padre. Ciò che non si può accettare, invece, è l’attacco alla libertà di informazione”.
Nella lettera la figlia del Cav evoca una “tenaglia pm-giornalisti” che avrebbe l’obiettivo di “avvelenare il clima” calpestando la Costituzione.
L’esistenza di una cinghia di trasmissione tra le procure e la stampa è un’accusa che va avanti da decenni. Il tentativo è chiaro: delegittimare il giornalismo di inchiesta”.
Come risponde all’accusa?
“I giornalisti hanno il diritto e il dovere di pubblicare tutte le notizie di interesse pubblico di cui vengono a conoscenza. Punto. Piuttosto che discutere di come un giornalista abbia ottenuto una notizia, bisognerebbe discutere del merito della notizia stessa. Come al solito, invece, si guarda il dito e non la luna”.
Secondo l’interrogazione di Forza Italia, in riferimento all’articolo sulle stragi del 1993 pubblicato da Repubblica, “la divulgazione a mezzo stampa di atti d’indagine e, in particolare, del contenuto delle intercettazioni costituisce una gravissima violazione di norme del codice di procedura penale”
“Ci sono sentenze della CEDU che stabiliscono che l’interesse prevalente è quello secondo cui il cittadino ha sempre il diritto di conoscere fatti rilevanti e di interesse pubblico. Anziché attaccare la stampa il governo farebbe bene ad introdurre norme a tutela dei giornalisti”.
Tipo?
“Mi riferisco alla querele-bavaglio di cui alcuni esponenti di questo governo sono fautori. Questa prassi andrebbe scongiurata esattamente come ci chiedono le norme europee. Si tratta di una via legale all’intimidazione dei giornalisti e che si ripercuote sul diritto del cittadino ad essere informato”.
Il governo sta facendo abbastanza per tutelare la stampa?
“Direi di no. Basta pensare al ddl sulle intercettazione voluto dal ministro Carlo Nordio. Un provvedimento che rappresenta il tentativo – l’ennesimo – di imporre un bavaglio al diritto di cronaca”
L’obiezione che viene avanzata è quella secondo cui non dovrebbero essere tirate in ballo persone estranee all’indagine.
“Non tutto ciò che è di interesse pubblico ha necessariamente una rilevanza penale. Ci sono notizie di cui è giusto parlare a prescindere. Ovvio, non bisogna cedere al gossip o rivelare fatti privati che nulla hanno a che vedere con l’interesse pubblico, ma ribadisco: non è detto che una notizia sia rilevante anche dal punto di vista penale”.