Patrick Zaki, condannato ieri a tre anni, ha ricevuto la grazia presidenziale. Lo hanno reso noto le autorità egiziane. E’ cambiato tutto in 24 ore, probabilmente anche sull’onda delle proteste e della manifestazioni annunciate un po’ ovunque. Ieri c’era stata la pronuncia della sentenza inappellabile. Sin da subito però era cominciata a circolare la speranza in un atto di clemenza del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, messo sotto pressione anche a livello nazionale dal kafkiano caso del ricercatore egiziano dell’Università di Bologna. ieri, insomma, era sceso il buio carcerario ma era altresì emerso un barlume di speranza. Le urla di disperazione della madre Hela e della fidanzata Reny avevano accompagnato la fine dell’undicesima udienza del processo svoltasi a porte chiuse a Mansura e conclusa con il laconico annuncio fatto da un uomo della sicurezza del Palazzo di Giustizia di Mansura. Ma quel grido di rabbia e dolore aveva anche fatto il giro del mondo e messo in oggettivo imbarazzo il Presidente egiziano che non si è mai mostrato collaborativo con l’Italia come dimostra l’atteggiamento assunto con il processo per le torture e l’omicidio di Giulio Regeni.