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Colpevole a prescindere, l’incredibile condanna del giornalista Mimmo Pelagalli

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Condannato per diffamazione e a un maxi risarcimento per qualcosa non ha mai scritto. È quanto accaduto al giornalista campano Mimmo Pelagalli. A denunciare l’accaduto è il Sindacato unitario giornalisti della Campania.

“La Cassazione – spiega il Sugc – ha stabilito che il titolo dell’articolo era diffamatorio, peccato che il collega era soltanto un collaboratore esterno del giornale e su quel titolo non avrebbe mai potuto mettere le mani. In più la sentenza arriva a 25 anni dalla pubblicazione di quel pezzo sul Corriere di Caserta, giornale che da anni non è più in edicola”.

Come anticipa il sindacato regionale, il giornalista, assistito dall’avvocata Marina De Siena, ha già promosso ricorso alla Corte europea per i diritti dell’Uomo di Strasburgo e chiesto contestualmente al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere la sospensione degli atti di precetto.

La Federazione nazionale della Stampa italiana e il Sindacato unitario giornalisti della Campania “sono vicini al collega che subisce da questa sentenza un danno gravissimo, assolutamente sproporzionato rispetto alle sue finanze, che dovrà affrontare senza la garanzia di un lavoro stabile. Purtroppo l’utilizzo della querela in Italia rappresenta uno dei bavagli più pericolosi per la libertà di stampa ed è tanto più odiosa per i collaboratori, sottopagati e sfruttati”.

Da tempo, conclude il sindacato, “chiediamo un intervento del legislatore per limitare l’utilizzo delle denunce temerarie nei confronti dei cronisti, ma senza alcuna risposta. Inoltre, le querele bavaglio insieme alla lunghezza inaccettabile dei processi rappresentano un cocktail micidiale che finisce per comprimere irrimediabilmente il diritto di cronaca”.
(Nella foto Mimmo Pelagalli)


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