A Rosà non c’è stata la pastasciutta antifascista (organizzata da quattro sezioni dell’ANPI) per il divieto ordinato dalla Sindaca Elena Mezzalira con questa incredibile motivazione: “indipendentemente da come vogliamo classificare l’evento – politico, culturale, storico, conviviale – il nome dell’iniziativa può essere, purtroppo, richiamo di disordini e di problemi di sicurezza e di ordine pubblico, tant’è che, sentito anche il Commissariato di Bassano del Grappa, lo stesso ritiene, nel caso l’iniziativa si realizzi, di dover allertare il proprio personale”.
A Rosà non c’è stata la pastasciutta antifascista ma c’è stata la manifestazione antifascista: molte persone si sono incontrate per esprimere condanna per questo divieto che è una violazione della nostra Costituzione (sono state dette parole forti da esponenti dell’ANPI, dal sindaco di Vicenza Giacomo Possamai, dalla consigliera regionale del PD Chiara Luisetto e altri), per segnalare altresì che nella notte era stato affisso uno striscione con la scritta: “Se manca olio, lo portiamo noi”, a firma del movimento di destra Mis, Movimento Italia Sociale. Ha proprio ragione Michele Serra che, nell’Amaca di ieri “La destra frescona” scrive:” Il frescone, a Roma, non è una figura antipatica. È il fesso spensierato, il semplice che apre bocca senza pensarci troppo. Dice le frescacce, che sono l’eufemismo di fregnacce, termine assai più greve, mi scuso per averlo evocato ma la cultura ha i suoi obblighi. … … Non c’è malizia, c’è l’innocenza del fesso, la leggerezza di chi in ogni cosa complicata vede un nemico. Non è venuto al mondo per pensare, il frescone, ma per essere felice. … e oggi guida la maggioranza, governa”. E fa anche il sindaco di qualche comune!
È obbligatorio ricordare che ieri cadevano 80 anni dalla prima pastasciutta antifascista organizzata dai fratelli Cervi per festeggiare la destituzione di Benito Mussolini, avvenuta il 25 luglio 1943. La famiglia Cervi portò in piazza oltre trecento chili (pare) di pastasciutta nei bidoni del latte, offrendola a tutti i gli abitanti, proprio tutti, di Campegine, un paesino emiliano: un gesto di grande significato concreto e simbolico. Erano maccheroni conditi con burro e formaggio, un “piatto della festa” in un periodo di difficoltà e carenze di cibo. Perchè proprio la pastasciutta e non il risotto? Era odiata dai fascisti, la pasta, perchè bisognava risparmiare grano e realizzare l’autosufficienza cerealicola. Per propaganda pensata, la pasta, dai futuristi con Tommaso Marinetti come un cibo che “rammolliva le persone”, portandole al neutralismo, contro la guerra. Senza dimenticare che forse l’ultima cena di Mussolini fu proprio a base di pasta!
Ma i fascisti che forse avevano mangiato la pastasciutta il 25 luglio e che avevano aderito alla repubblica sociale di Mussolini, tra novembre e dicembre del 1943 assaltarono casa Cervi alla ricerca di antifascisti. Trovarono i sette fratelli che partecipavano attivamente alla resistenza da mesi. Ci fu uno scontro a fuoco ma i Cervi si arresero per salvare la famiglia e la casa che i fascisti incendiarono comunque. Insieme ai sette fratelli fu arrestato anche il padre Alcide. Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore saranno fucilati il 28 dicembre al poligono di tiro di Reggio Emilia con altri partigiani. Alcide resta in carcere che sarà bombardato riuscendo così a evadere. Solo una volta tornato a casa scoprirà del martirio dei suoi sette figli. “Quando mi dissero della morte dei miei figli risposi: dopo un raccolto ne viene un altro” e spiega Alcide nel suo libro “avevo cresciuto sette figli, adesso bisognava tirare su undici nipoti. Dovevano prendere ognuno il posto dei padri e bisognava insegnare tutto da capo. Erano piccoli, ma io insegnai lo stesso”. Alcide morì il 27 marzo del 1970. Queste parole sono una specie di eredità che lascia a tutti noi. “Mi hanno detto sempre così, nelle commemorazioni: tu sei una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta. Va bene, la figura è bella e qualche volta piango, nelle commemorazioni. Ma guardate il seme. Perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco.
Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l’ideale nella testa dell’uomo.”