Sono trascorsi otto anni dalla morte di Santo Della Volpe, presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, ex dirigente dell’Usigrai, storico inviato del Tg3, già direttore del sito di Libera Informazione e tra i fondatori dell’associazione Articolo21. Lo ricordiamo attraverso uno degli ultimi articoli che ha scritto sul nostro sito e che è ancora così attuale
L’informazione libera: querele temerarie e riforma della legge sulla diffamazione
di Santo Della Volpe
L’informazione o e’ libera oppure non e’ informazione. Non ci sono vie di mezzo. Fare giornalismo,illuminare i luoghi oscuri che si vogliono tenere nascosti, significa far emergere le notizie,fare inchieste e denuncia, rottura, passi in avanti della Cultura antimafiosa che , quando e’ vera , vuol dire creare opinione, discussione,cultura, esempi per i giovani, proposta di alternative vere e possibili in quelle zone oscure della conservazione del potere occulto dietro i quali si mascherano i boss mafiosi. Per questo e’ preoccupante il “vuoto” di inchieste approfondite sulle mafie, sulle ricchezze della criminalita’ organizzata riciclate soprattutto nel nord Italia, in Europa, nelle piazze finanziarie del mondo e nei paradisi fiscali. Mentre nei territori oppressi dalle mafie diventa difficile per i giornalisti fare il proprio lavoro senza l’oppressione del silenzio imposto dalle criminalita’ appoggiate dai potentati economici e politici locali. Minacciati costantemente,questi giornalisti, in modo piu’ o meno velato, talvolta appariscente ed eclatante, con buste anonime, auto bruciate sotto casa e promesse di querele per diffamazione.
Giornalisti che devono essere protetti, “illuminando quelle periferie” con la luce delle inchieste e delle notizie sui giornali, radio, tv e siti internet nazionali e di rilevanza internazionale.
Questo e’ il giornalismo che vogliamo : notizie vere, inchieste, denuncia e svelamento dei poteri occulti.Ma sia le mafie che i poteri “forti” di questo paese , spesso anche persone delle Istituzioni, usano le minacce ,le intimidazione ,le pressioni piu’ o meno velate, le promesse di querele milionarie per intimidire chi vuole far luce sui lati oscuri dell’economia, della politica, della societa’.cercando di impedire all’origine le inchieste e le denunce giornalistiche. Mentre ,d’altra parte , si usano le “macchine del fango” giornalistiche per colpire i cittadini onesti o chi si oppone alle violenze mafiose.
Per questo chiediamo una nuova legge sulla Diffamazione a mezzo stampa nel nostro paese: c’e’ una proposta gia’ approvata dalla Camera ed in discussione al Senato. Non ci soddisfa ancora: sul diritto dei giornalisti a ribattere alle rettifiche se ritengono di averne gli argomenti , sul ruolo dei direttori dei giornali nella responsabilità di ciò che si scrive o va in onda, sulla necessita’ che sia introdotta una vera deterrenza per le querele temerarie e le richieste di risarcimento danni per presunte diffamazioni, sulle multe che possono arrivare a 50mila Euro e che riteniamo spropositate e troppo “minacciose”: su questi punti attendiamo che il Parlamento introduca modifiche alla legge attualmente in discussione al Senato onorando gli impegni presi e le ore di audizioni parlamentari, di convegni e di esame degli emendamenti nelle apposite commissioni ,nelle quali le modifiche alla Legge sono state affrontate e discusse.
Ci aspettiamo ora che i legislatori tengano conto di queste osservazioni . Sono interventi che tengono presente il punto di partenza di queste proposte, ora come sempre: il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente e senza diffamazioni si deve coniugare con il diritto- dovere dei giornalisti ad informare senza alcun condizionamento , in piena libertà di coscienza ,nel rispetto della propria deontologia professionale.
Ma senza bavagli e senza usare questa legge sulla Diffamazione per chiudere la bocca ai giornalisti che debbono e vogliono fare informazione libera e inchieste ‘ come speriamo che la nuova legge sappia si arrivi all’approvazione di tutte le modifiche migliorative a quella legge sulla diffamazione nella quale vogliamo ed insistiamo perche’ siano introdotte vere deterrenze contro le querele temerarie che colpiscono i cronisti che vogliono fare denunce ed inchieste giornalistiche .