Uccidere per divertimento: Frederick Akwasi Adofo, pestato senza pietà a Pomigliano. Marcia per denunciare e ricordarlo

0 0

Uccidere per gioco, divertimento, per partecipare ad una stupida gara. Come è accaduto, poco tempo fa, a Roma, quando quattro youtuber, che si fanno chiamare “The Borderline”, per aumentare i clic, nelle loro folli sfide “webeti”, hanno spinto a massima velocità un Suv Lamborghini appena affittato, fino a travolgere una Smart, uccidendo così un bambino cinque anni e ferendo gravemente la madre e la sorella. Una famiglia annientata per qualche like in più… Pare che non si siano neppure fermati per soccorerli…

 A pochi giorni di distanza a Pomigliano f’Arco due ragazzi di 16 anni, forse per noia, pestano fino ad ucciderlo un altro innocente, un clochard: Frederick Akwasi Adofo, 43enne originario del Ghana, che è stato trovato agonizzante, inutile i soccorsi all’ospedale di Nola…

La vita, la morte, come in un videogame, dove manca il comando “play again”, che permette di resuscitare i morti. Realtà e mondo virtuale diventano un terreno dove tutto è concesso. Bastano dei “mi piace”, delle straordinarie visualizzazioni, a dare il passaporto perché i nativi digitali si sentano autorizzati a mettere in atto qualsiasi cosa, pur di essere notati. Siamo oltre il Grande Fratello, si sono superati di gran misura i limiti dei famosi 15 minuti di notorietà…. Vivere per essere guardati, in una continua, distruttiva, ansia da prestazione.

Tutto questo accade alla vigilia della giornata del rifugiato. La tragedia nelle tante tragedie mondiali. Come i troppi morti non soccorsi al largo della Grecia, persone che scappavano da conflitti, carestie e non avevano altra scelta. Lasciate al loro destino… Mentre – sempre in queste ore –  tre nazioni mettono a disposizione qualsiasi mezzo per salvare quattro miliardari, che hanno “giocato” ad andare a visitare i resti del Titanic con un lussuosissimo sommergibile, disperso da giorni…

L’Europa latita, il vuoto allegorico è riempito da proclami razzisti. Si sdogana la caccia all’immigrato e si sentano responsabili tutti coloro che hanno contribuito alla narrazione dell’odio, che passa anche dalla “sostituzione etnica”.

Frederick era riuscito ad arrivare in Italia, aveva persino preso la licenza media alla ‘Catullo’ di Pomigliano d’Arco nel 2012, quando era ospitato, insieme con una cinquantina di migranti, in un hotel della zona e in attesa di aver concesso l’asilo politico. Era un ragazzo amato dalla comunità, descritto come una persona gentile, che ha donato fratellanza.

Tra i tanti commenti locali di questi giorni colpisce quello di un parroco della zona, che si domanda, con gli occhi pieni di lacrime, che cosa avrà pensato in quei momenti. Quanto questo uomo mite si sarà sentito tradito, umiliato, ucciso anche nell’anima.

Il parroco della chiesa San Francesco, don Pasquale Giannino, il quale ha anche sottolineato che spesso l’aiuto offerto all’uomo “sembrava essere una forma impositiva rispetto al suo stile di vita, ha dichiarato, che “Frederick ha donato a tutti amore, sempre col sorriso e senza mai chiedere. In questo giorno in cui sono in corso ancora le indagini, vogliamo sentirci chiamati tutti a fare rete per ricostruire e prenderci cura di quanti vivono ai margini. Chiediamo alle autorità preposte un interesse reale alle emergenze territoriali, non ultimo il bisogno abitativo delle persone che vivono per strada o in difficoltà economica. Un comportamento emozionale in questo momento non farà giustizia al povero Frederick, né il desiderio di ricercare colpevoli risolverà da sè la problematica fin qui segnalata”.

Intanto il Comune di Pomigliano d’Arco si farà carico dei funerali della vittima, lo ha annunciato il sindaco Lello Russo. Ieri una marcia silenziosa per ricordare Frederick è stata organizzata dal parroco Giannino. Il corteo silenzioso partirà alle 20.30 proprio dal quel supermercato di via Gramsci dove Frederick si fermava per chiedere l’elemosina, lo hanno ricordato con affetto i dipendenti.

Frederick e il suo ultimo sguardo spaventato, offeso, ucciso per sempre.

Chiede perdono la comunità di Pomigliano. In una lettera uno sprazzo di sofferta umanità. “E’ successo già altre volte e nessuno di noi ha mai fatto qualcosa perché non arrivasse il peggio. Purtroppo il peggio è arrivato. Perdonaci se puoi”.

Game Over per tutti!


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21