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“Shoah e pietre d’inciampo. Intrecci di storia tra i vicoli e le calli”: un insegnamento universale tra Napoli e Venezia

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Un libro per non dimenticare, di profonda analisi storica, ma anche con un innovativo taglio divulgativo e quindi fruibile per tutti i lettori, soprattutto dedicato alle giovani generazioni. Presentato, non a caso, in diverse scuole italiane e in collaborazione con l’Anpi e Articolo21, “Shoah e pietre d’inciampo”. Intrecci di storia tra i vicoli e le calli”, scritto “a quattro mani” da Daniela CirilloGianpaola Costabile, per  la sezione News de’ “la Valle del Tempo”, una nuova casa editrice, è un manoscritto quanto mai necessario in questo momento storico…

 “Sono storie minime – scrive Viola Ardone nella prefazione –  quelle raccolte in questo volume, ma hanno il sapore di un insegnamento universale, perché è vero che ogni guerra è crudele a suo modo, ma è anche innegabile che tutte le guerre si somigliano, perché si somigliano le persone: le loro speranze, i loro bisogni, la solidarietà, la crudeltà. Dalle parole di Olga e Angela traspare in filigrana la dolorosa e attualissima vicenda dell’Ucraina, terra martoriata da un’invasione crudele e ingiusta. I loro ricordi di bambine ci riportano alle storie di bambine e bambini in fuga da Kiev, da Karkiv, ma anche dalla Siria, dalla Libia, da tutti i luoghi della terra in cui la guerra infuria e i civili resistono con coraggio e dignità”.

Napoli e Venezia, città così diverse eppure così simili. Magiche per motivi differenti.  L’intento delle due autrici, appunto una napoletana e l’altra veneziana, è quello di rac­contare la seconda guerra mondiale, e i suoi presupposti nazifascisti, attraverso gli occhi delle due protagoniste, Angela e Olga, te­stimoni attive degli orrori della guerra e della persecuzione anti-semita ma anche del riscatto partigiano degli italia­ni nell’accezione più ampia del termine, capaci di reagire all’oppressione nemica.

Il libro si snoda dunque su un doppio binario: da un lato ritroviamo un personaggio immaginario (Angelina) che descrive la guerra da una prospettiva geo-storica che passa per le ‘4 giornate di Napoli’ e per il complesso percorso di ricostruzione dell’Italia post- bellica (fino ad arrivare all’inaugurazione napoletana delle pietre d’inciampo), dall’altro fa da contraltare la narrazione della testimonianza reale di Olga Neerman, ebrea scappata dal rastrellamento fascista in Veneto ed oggi attiva testimone della Shoah. La loro storia mette a confronto generazioni differenti sul tema della guerra, interrogandosi (ed interrogandoci) se abbia ancora senso discutere di quei terribili momenti del passato o se non sia meglio bandirli come un terribile tabù da abiurare: allontanandoli definitivamente dalla coscienza civile. Gli intrecci di Storia tra i vicoli e le calli sono tessuti all’interno dell’unico ordito del ‘fare memoria’. Memoria narrata, partecipata, che diventa, così, un atto dovuto grazie al quale la conoscenza storica viene arricchita dai pensieri, dalle speranze, dagli stati d’animo di chi quelle pagine di storia le ha vissute sulla propria pelle.

Ci ricorda Elie Wiesel  ”…if anything can, it is memory that will save humanity. For me, hope without memory is like memory without hope”. Solo la Memoria può salvare l’umanità ed è da questo presupposto che le autrici sono partite, nella convinzione che, proprio leggendo la drammaticità di certi eventi passati e recuperando la capacità degli uomini dell’epoca di riscrivere il proprio Futuro con la forza di una Speranza quasi disperata, è possibile ripartire: mai rassegnati al peggio, capaci di restare uniti. Tenendo forte e salda la consapevolezza del valore irrinunciabile della democrazia e della libertà. Perché forse, pur non rendendocene conto, anche noi stiamo vivendo una sorta di guerra. Una conflittualità subdola dove non ci sono armi, né nemici. Ma tanto vuoto. E la mancanza di valori a cui ispirare la propria vita, ci rende talvolta cinici sulla possibilità di cambiamento.

I racconti che si intrecciano tra i vicoli di Napoli e le calli di Venezia   vogliono inoltre sottolineare un senso di unitarietà del nostro essere italiani nonostante i setting tanto differenti.A distanza di qualche anno, dopo la precedente esperienza editoriale Lo zaino della Memoria, questo libro rappresenta una nuova ricerca affinché la conoscenza si faccia Memoria tra i giovani,quell’ impegno civico espresso, peraltro, dalle pietre d’inciampo presenti anche nel nostro Paese, grazie al grande progetto dell’artista tedesco Gunter Demnig.

Al termine del libro è possibile fruire delle interviste a due referenti della comunità ebraica rispettivamente napoletana e veneziana: Miriam Rebhun e Olga Neermann.

Con una scrittura appassionata, incalzante, “cinematografica”, il lettore potrà, attraverso le singole testimonianze, entrare nelle pieghe della verità storica. Il libro chiude con approfondimenti storici e giuridici, Costituzione compresa, che non bisogna mai smettere di difendere…


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