A Lampedusa c’è la tomba di una giovane donna di nome Ester. Aveva 18 anni e veniva dalla Nigeria. Era incinta ed è morta di stenti su un barcone carico di migranti rimasto in balia delle onde per giorni. Fino a quando è arrivato un mercantile turco, il Pinar che ha messo in salvo i superstiti e portato a bordo anche il corpo di Ester. Il Pinar è rimasto fermo per giorni a 25 miglia a sud di Lampedusa perché sia Malta che Italia si rifiutavano di accogliere quelle persone soccorse in mare.
Sulla tomba di Ester è scritto che l’attesa dei naufraghi sulla Pinar è durata “quattro interminabili giorni”. Era il 2009, quattordici anni fa. Del caso Pinar i giornali hanno scritto descrivendolo come un “inferno”, un “incubo”, una “attesa interminabile”. Evidentemente quattordici anni fa la percezione del tempo che trascorre tra il soccorso di un naufrago ed il suo approdo in un porto sicuro, era diversa da quella attuale. Le parole usate nella cronaca di quell’evento assumevano un significato che comprendeva le circostanze del fatto: le condizioni dei naufraghi, la mancanza di medicine a bordo, la mancanza di acqua e di cibo, l’inadeguatezza di una nave mercantile e del suo equipaggio ad assistere persone trovate in condizioni drammatiche a bordo di un gommone.
Quattro giorni di attesa in mezzo al mare sono oggettivamente un tempo interminabile per chi è disidratato, ustionato dal sole e dalla benzina, sopravvissuto alla traversata che aveva ucciso la giovane Ester e che avrebbe ucciso anche gli altri, se non fosse arrivata la Pinar.
Oggi, 20 giugno 2023, in occasione della celebrazione della giornata mondiale del rifugiato – 108,4 milioni di persone costrette alla fuga a causa di guerre, persecuzioni, violenza e violazioni dei diritti umani secondo i Global Trends in Forced Displacement 2022 di UNHCR – non solo è scomparsa la percezione del tempo, quei giorni interminabili di sofferenza delle persone prima del naufragio, ma è scomparsa la tragedia stessa.
Oggi, 20 giugno 2023, il naufragio di Pylos, 80 morti accertati e circa 600 persone disperse, in Italia, è presente sulla prima pagina di un unico quotidiano italiano, Avvenire. Ripreso dalla principali agenzie, ma presto accantonato anche nelle pagine dei principali quotidiani online.
Oggi 20 giugno 2023, nei titoli di testa dei principali telegiornali c’è una possibile tragedia del mare, quella del sottomarino disperso al largo con 5 persone a bordo che volevano vedere il Titanic da vicino.
Oggi, 20 giugno 2023, apprendiamo della nazionalità di molte delle persone a bordo del barcone dalle condoglianze rivolte dal Presidente del Senato del Pakistan alle famiglie dei propri connazionali. Dieci anni fa, in occasione di un’altra immane tragedia, il naufragio del 3 ottobre a Lampedusa, solo 2 telegiornali e due quotidiani descrissero da dove proveniva la maggior parte delle persone a bordo del barcone, l’Eritrea, contestualizzandone le condizioni di partenza.
“Il Mediterraneo sta diventando un freddo cimitero senza lapidi”, ci ha ricordato Papa Francesco rievocando il naufragio nel Canale i Sicilia del 18 aprile 2015, che causò 1.000 vittime. Un freddo cimitero senza lapidi nel silenzio dell’informazione.