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Noi non subiamo i bavagli. Articolo 21 e altre 6 associazioni inviano un contributo al Senato sulle leggi di riforma della diffamazione

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I giornalisti non vogliono essere degli “impunibili” né rivestire solo il ruolo polemico nei confronti di una legislazione che palesemente e in modo crescente punisce chi informa i cittadini. Un gruppo di tecnici e delegati di associazioni impegnate nella difesa dei diritti civili ha appena redatto un contributo alla discussione dei disegni di legge di riforma sulla diffamazione. Si tratta delle proposte numero 81, 95, 466, 573, 616 “in materia di diffamazione a mezzo stampa” inviato alla Commissione Giustizia del Senato e realizzato da Amnesty International, Articolo 21, Environmental Paper Network, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, Centro per la cooperazione internazionale, The good lobby, Trasparency International Italia (Associazione contro la corruzione).
Nel documento vengono esposti i motivi di questo intervento, che vuole essere migliorativo dei disegni di legge e al tempo stesso mostrare le criticità evidenti dell’attuale sistema. Il contributo è stato stilato “…sulla base dell’esperienza maturata nell’ambito della tutela del diritto di espressione e nel contrasto ai fenomeni di SLAPP (Strategic Lawsuit Against Public Participation) – note anche come
azioni temerarie-, le organizzazioni parte del Gruppo anti-SLAPP Italia” e l’obiettovo è, tra gli altri, quello di “fornire un proprio contributo rispetto ai disegni di legge attualmente in discussione, anche alla luce del dibattito in corso a livello europeo e della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Nell’aprile del 2022, la Commissione europea ha presentato una proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle persone attive nella partecipazione pubblica da procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi ed ha adottato la Raccomandazione (UE) 2022/758 sulla protezione dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani e dell’ambiente attivi nella partecipazione pubblica da procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi, nell’intento di porre un freno al fenomeno delle querele temerarie….”
Da un’analisi delle proposte in essere emerge che “… il contributo delle riforme in discussione risulta essere marginale rispetto al
compito assegnato dalla Corte costituzionale all’organo legislatore, di operare una riforma ‘complessiva’ dell’istituto della iffamazione. Infatti, contrariamente a quanto menzionato nel preambolo dei disegni di legge in esame, alcuni testi spostano l’attenzione – in maniera preoccupante e sbilanciata – dalla necessità di formulare disposizioni dirette alla protezione dei giornalisti dagli abusi del diritto e dalle azioni temerarie, alla necessità di garantire i querelanti, promuovendo una retorica che sembra percepire la maggioranza della comunità giornalistica come professionisti che agiscono in malafede accordando maggiori garanzie al diritto alla reputazione rispetto alla libertà di espressione. Al fine di introdurre misure efficaci di prevenzione e contrasto alle liti e querele temerarie, sarebbe invece necessario stabilire garanzie procedurali certe, quali: 1) la costituzione di una cauzione a copertura delle spese processuali e di risarcimento dei danni nei casi di abuso procedurale, da parte di chi agisce in sede di giudizio civile e penale; 2) l’introduzione di un rigetto anticipato dei procedimenti civili manifestamente infondati o pretestuosi; 3) la previsione di rimedi contro i procedimenti giudiziari pretestuosi, volti a garantire all’imputato la possibilità di ottenere un pieno risarcimento dei danni materiali ed immateriali; 4) l’introduzione di sanzioni proporzionate e dissuasive contro chi abusa dell’istituto della diffamazione”.
Di seguito il link del documento integrale inviato al Senato italiano
https://www.rcmediafreedom.eu/Publications/Reports/Italian-civil-society-organisations-take-part-in-parliamentary-consultations-on-defamation-reform


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