Il testo è tratto dal libro di Renato Parascandolo “La televisione oltre la televisione” del 2000. Editori Riuniti”. Lo ripubblichiamo perché a distanza di 23 anni è ancora di grande attualità
Un caso emblematico del ruolo che possono svolgere le televisioni commerciali, è quello di Mediaset, con l’attuazione di un progetto politico e ideologico che va oltre ogni immaginazione: forse, anche oltre le aspettative iniziali di colui che ha fondato quest’importante società di comunicazione. Si tratta, infatti, di un fenomeno che, nascendo da un insieme di circostanze accidentali, ha creato una realtà di fatto che rasenta l’incredibile, al punto da sembrare frutto del lavoro di un raffinato sceneggiatore. Le forze politiche tradizionali di ogni tendenza (quelle di destra per opportunismo, le altre soprattutto perché non capivano) hanno sottovalutato questo fenomeno anche quando i suoi effetti destabilizzanti del normale gioco politico erano ormai sotto gli occhi di tutti. Si sono comportate (e ancora si comportano) come un organismo che, dovendo far fronte agli attacchi di un virus sconosciuto con un apparato immunitario sprovvisto di anticorpi specifici, tenta di difendersi con i soli globuli bianchi, sufficienti a guarire una sbucciatura ma, per il resto, palesemente inadeguati.
Si dice che Berlusconi abbia creato un partito-azienda, ma non ci si rende conto che è vero il contrario: è la sua azienda televisiva che funziona come un partito, che svolge i compiti propri di un partito elettorale di massa. Fa attività di educazione e propaganda, conquista spazi d’influenza sempre più vasti nel tentativo di accrescere l’ampiezza e l’intensità dell’adesione al suo progetto politico, il cui obiettivo strategico è la mutazione della società civile in una “società di mercato”. Se per “partito” s’intende un apparato che produce ideologia, crea consenso, indirizza gli elettori nel voto e si avvale di una struttura organizzativa stabile e articolata, affidata a persone qualificate e appositamente retribuite, che cos’è Mediaset se non un partito di massa che crea opinione di massa? I vecchi partiti di massa dovevano autofinanziarsi con il lavoro volontario dei loro militanti, con le quote degli iscritti, con la sottoscrizione per gli organi d’informazione e propaganda e attraverso le organizzazioni di sostegno esterne al partito, anche con finanziamenti più o meno occulti.
L’azienda-partito Mediaset, non ha più bisogno di questa complessa macchina organizzativa e burocratica, difficile da gestire e sempre più esposta al rischio d’incorrere nel reato di finanziamento illecito: essa, infatti, si autofinanzia grazie al tributo dei suoi militanti-telespettatori che cedono inconsapevolmente “quote” del loro tempo sostando davanti a un televisore sintonizzato su uno dei suoi canali, un tempo che, come vedremo, viene venduto alle agenzie di pubblicità che lo acquistano per conto delle società produttrici di merci e servizi.
Come tutti i partiti elettorali di massa, Mediaset non è l’espressione di una classe o di un ceto particolare, né si propone una gestione radicalmente diversa della società e del potere, ma ha come fine la raccolta del maggior numero di voti, conquistandosi la fiducia degli strati più diversi della popolazione e promettendo la soluzione dei più disparati problemi sociali. In quest’ottica, Forza Italia è semplicemente un’organizzazione di sostegno, la proiezione istituzionale e strettamente politica dell’azienda-partito Mediaset, di cui costituisce il comitato elettorale che entra in azione solo quando è giunto il momento di raccogliere i voti. Questo spiega anche la struttura evanescente del partito: il quale, se fosse organizzato, potrebbe minacciare l’autonomia del partito-azienda. Il potere che il leader esercita nel partito in maniera autocratica, gli deriva non tanto dal mandato ricevuto dai delegati nel congresso, quanto dal controllo che esercita sull’azienda-partito-