Lo scorso 24 giugno presso la sala consiliare del Comune di Cinquefrondi, in provincia di Reggio Calabria, si è tenuta un’iniziativa in favore del giornalista Julian Assange, dal titolo “L’informazione negata: le rivelazioni scomode di Wikileaks. La democratura sta uccidendo Julian Assange?”. Ne è seguito un dibattito orientato a chiedere l’immediata scarcerazione del giornalista arbitrariamente detenuto, con gravi violazioni dei diritti umani fondamentali della persona, e una riflessione più ampia sui temi della difesa della libertà di stampa, del diritto all’informazione su rilevanti questioni di interesse per l’opinione pubblica, di cosa significhi oggi giornalismo indipendente e se, tutto questo, possa ancora collocarsi e trovare legittimazione nel piano, sempre più inclinato, delle attuali “democrazie occidentali”.
Nelle note o comunicati, successivi alle iniziative, si tende a mettere in evidenza in prima battuta i risultati positivi per poi, eventualmente, sottolineare anche gli aspetti meno riusciti. In questo caso si avverte, invece, la necessità di ribaltare l’ordine e denunciare un’assenza del tutto, o in parte, ingiustificabile dell’universo giornalistico calabrese che non ha risposto alla chiamata, perdendo così un’occasione importante di confronto su aspetti cruciali che investono, oggi, l’identità stessa del giornalismo, in particolare quello di inchiesta ed investigativo, e la sua collocazione nel dibattito pubblico. Dicevamo “in parte” perché si registra ancora, dopo anni, una certa indifferenza, se non riluttanza giornalistica, nei confronti della vicenda Assange, nonostante i proclami e gli sforzi – seppur tardivi- da parte della FNSI. Nel caso specifico calabrese dovremmo forse ipotizzare una disattenzione, un provincialismo all’italiana che non riesce o non vuole occuparsi di casi apparentemente distanti e commercialmente lontani dai gusti del lettore medio.
Speriamo invece di aver acceso una luce e che questo possa risvegliare l’interesse su un caso che, da tredici anni, non smette di calcare la scena internazionale. Negli ultimi mesi, anche a seguito della visita in Italia della moglie del giornalista, l’avvocata Stella Moris, da vari appelli lanciati da diverse organizzazioni, dai comitati a difesa di Julian Assange, da voci della opposizione politica, da ex-diplomatici italiani, dalla recente visita del presidente Lula e dalle sue forti dichiarazioni, possa crescere un fronte di consenso alla liberazione, perché il rischio di estradizione ne richiede l’urgenza, che squarci il silenzio imbarazzante e forse imbarazzato di buona parte della politica e del governo italiano sulla vicenda.Dietro alla crescente paura, a seguito del rigetto dell’appello, si fa strada anche il terrore che a seguito di un’eventuale estradizione possano fioccare nuove imputazioni che devierebbero non più verso una condanna di carcerazione a vita ma, addirittura, verso una pena capitale.
Come gruppo Free Assange Italia ringraziamo Il comune di Cinquefrondi ed il sindaco Michele Conia per aver preso l’impegno di portare al prossimo Consiglio comunale la richiesta di conferimento della cittadinanza onoraria a Julian Assange; un ringraziamento sentito anche agli ospiti relatori, ai pochi giornalisti presenti, alla cittadinanza che con attenzione e pazienza ha ascoltato due ore di interessante dibattito. Certi di aver reso un servizio alla causa del giornalismo libero ed indipendente, prendiamo in prestito le parole del giornalista Curzio Maltese che ne ricordava l’importanza definendolo un bene comune come l’acqua, da difendere.
Angelita Russo
Free Assange Italia