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L’igiene decisionale contro il “Rumore”: il difetto del ragionamento umano

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Il rumore è la variabilità indesiderata dei giudizi, e la sua presenza è dilagante. Nonostante ciò si sente molto più spesso, quasi esclusivamente, parlare dei bias.

Il tema del bias è stato affrontato in migliaia di articoli scientifici e decine di testi divulgativi. Nel libro invece si parla quasi esclusivamente del rumore.

In qualsiasi tipo di giudizio umano c’è, con ogni probabilità, un certo grado di rumore, cercare di debellarlo, così come eliminare il bias, è, per gli autori, l’unico modo per migliorare la qualità stessa del giudizio espresso.

Se dieci critici cinematografici guardano lo stesso film, se dieci assaggiatori valutano lo stesso vino, se dieci persone leggono lo stesso romanzo, non ci si aspetta che tutti abbiano la stessa opinione. La diversità di gusto è benaccetta e del tutto prevista. Ma la stessa diversità può aiutare a spiegare gli errori che nascono quando il gusto personale viene confuso con il giudizio professionale.

Per esempio, nelle cosiddette questioni di giudizio, il rumore sistemico è sempre un problema. Se due medici effettuano due diagnosi diverse, almeno uno avrà sbagliato. Se due giudici emettono una sentenza diversa per il medesimo caso, almeno in un caso il giudizio può risultare essere viziato.

Il libro di Kahneman, Sibony e Sunstein pone il lettore difronte all’oggettiva diffusione del rumore e sulla necessità di porre in essere azioni concrete per la sua riduzione almeno, se non proprio per la sua eliminazione.

Si provi a immaginare il danno che può causare un rumore nel giudizio di un investigatore in un caso di omicidio. O in un caso di sparizione.

L’investigatore portoghese che ha indagato sulla sparizione di Maddie McCann ha sempre sostenuto di nutrire forti sospetti sui famigliari della bambina, motivati dalle impressioni percepite dal racconto dei movimenti immediatamente successivi alla scoperta della scomparsa, durante i quali, la madre in particolare avrebbe agito in modo strano o, quantomeno, inusuale. Dopo quindici anni le indagini sul caso si sono intrecciate con quelle inerenti un cittadino tedesco detenuto per cinque delitti di violenza sessuale e già noto agli inquirenti per reati connessi a droghe e stupefacenti.[1]

Sono decenni ormai che Pietro Orlandi racconta quanto accaduto nelle ore immediatamente successive alla sparizione di sua sorella, Emanuela, allorquando i suoi genitori si affrettarono a denunciarne la scomparsa alle autorità le quali, sottovalutando l’accaduto, rubricarono la scomparsa come allontanamento volontario, incoraggiando i famigliari a non preoccuparsi in fondo la ragazza “non è neanche bella”, ragione per cui non dovevano esserci così tanti motivi di preoccupazione.

Questi sono esempi di rumori molto forti e, purtroppo, non è così azzardato ipotizzare ce ne siano altri. Ma anche su quelli meno evidenti o incisivi conviene effettuare quantomeno una riflessione accurata.

Per esempio, cosa accade quando un insegnante corregge e valuta il tema di un alunno con un rumore, dettato magari da una semplice opinione personale divergente o da un pregiudizio di qualsiasi natura?

Ovvio, e gli autori lo sottolineano in diversi punti del testo, che non si riuscirà mai a eliminare tutto il rumore, ma imparare a riconoscerlo è già un ottimo punto di partenza per riuscire a meglio gestirlo.

Ciò che essi auspicano e consigliano è mettere in atto una vera e propria igiene decisionale:

  • Obiettivo del giudizio è l’accuratezza, non l’espressione individuale.
  • Pensare in termini statistici e assumere la visione esterna del caso.
  • Strutturare i giudizi in diversi compiti indipendenti.
  • Resistere alle intuizioni premature.
  • Ottenere giudizi indipendenti da più valutatori, per poi eventualmente aggregarli.
  • Preferire giudizi e scale relativi.

Iniziando la lettura del libro di Kahneman, Sibony e Sunstein non si riesce a focalizzare bene cosa ci si debba aspettare, man mano che si va avanti si comprende appieno l’interessante sviluppo dell’esposizione, frutto dell’attenta analisi degli autori. E si capisce anche l’importanza di una ricerca di tale portata. Un libro che riesce a eliminare anche il rumore del lettore nei confronti del libro stesso.

 

 

Il libro

 

Daniel Kahneman, Olivier Sibony, Cass R. Sunstein, Rumore. Un difetto del ragionamento umano, Utet, DeA Planeta Libri, Milano, 2021.

Traduzione di Eleonora Gallitelli.

Titolo originale: Noise: a flaw in human judgement.

 

Gli autori

 

Daniel Kahneman: professore emerito di Psicologia e Public Affairs alla Princeton University. Nobel per l’Economia nel 2002 e Presidential Medal of Freedom nel 2013.

Oliver Sibony: professore di Strategia all’HEC di Parigi e membro associato presso la Saïd Business School dell’Università di Oxford.

Cass R. Sunstein: professore di Harvard, fondatore e direttore del programma di ricerca in Economia comportamentale e Politica pubblica. Autore di numerosi articoli e libri.

[1]https://www.rainews.it/articoli/2023/05/maddie-mccann-a-16-anni-riprendono-le-indagini-sulla-bimba-inglese-scomparsa-in-portogallo-1303f29d-90fe-4ae9-8fbb-03ac699fbd74.html


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