Wajahat Saeed Khan e Shaheen Sehbai, rispettivamente un freelance residente negli Usa e l’ex direttore del quotidiano The News International, rischiano un processo e persino una condanna a morte in Pakistan per la ridicola accusa di “collaborazione ad ammutinamento”.
Ne ha dato la notizia Reporter senza frontiere, che ha potuto visionare la denuncia, presentata il 12 giugno alla polizia di Islamabad da un tale Muhammad Aslam. Insieme ai due giornalisti, sono denunciati anche Adil Rajia e Syed Haider Raza Mehdi, due ex militari che spesso criticano sui social media gli attuali vertici delle forze armate.
Il signor Aslam sostiene che il 9 maggio, mentre stava passeggiando nel quartier G-11, ha visto una ventina di manifestanti che mostravano “screenshot dei tweet e dei video” pubblicati sui profili social delle quattro persone denunciate.
Pertanto, a suo avviso, i due giornalisti e i due ex militari “in base a un piano cospiratorio e di comune accordo, stanno collaborando con agenzie nemiche dello stato”, con l’obiettivo di “indebolire le forze armate” e “rafforzare il terrorismo”.
I quattro denunciati non hanno relazioni tra loro. Gli ex militari, al massimo, potrebbero essere denunciati per violazione delle norme sui segreti militari; i giornalisti, nel dare notizia delle loro attività social, hanno fatto solo il loro dovere.
Ci sarebbe da ridere se non fosse per la duratura tradizione di attacchi alla libertà di stampa nella storia del Pakistan, anche attraverso iniziative giudiziarie del tutto pretestuose.