Francesco, Obama e il disastro di Kalamata

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C’è un dentista al centro del mondo, dal 2016. O forse, o anche, un carpentiere. E’ successo infatti che nel 2016 Barack Obama disse a The Atlantic quale fosse la sua “dottrina”, riassunta da lui con le parole “non fare stupidaggini”. Obama rispondeva alla teoria esposta da alcuni critici che avrebbe dovuto sostenere in Siria una rivoluzione democratica fatta da carpentieri o dentisti, da contadini o giovani espressioni della società civile, fuori da inquadramenti. La sua dottrina? Eccola: “ Quando hai un esercito professionale, ben armato e sponsorizzato da due grandi Stati” – Iran e Russia – “che hanno enormi interessi in gioco, e stanno combattendo contro un contadino, un falegname, un ingegnere che hanno iniziato come manifestanti e improvvisamente ora si vedono nel mezzo di un conflitto civile, l’idea che avremmo potuto – in modo pulito e senza impegnare forze militari statunitensi – cambiare l’equazione sul campo non è mai stata vera”. Nella sua risposta non ha citato il dentista, ma venne ricordato da tutti i suoi critici del tempo. Obama non ha dato armi leggere al dentista, al carpentiere, lasciandoli così in balia dei soli che li hanno – per loro disegni, portato armi contro chi li voleva sterminare e così molti di loro sono finiti nelle grinfie dei jihadisti. Difficile pensare che sia una cosa intelligente supporre che qualcuno si lasci uccidere senza reagire. Questa deriva ha consentito a Putin di intervenire in Siria, spianando scuole, ospedali, terreni coltivati. E il dentista? E’ emerso ieri, in Grecia. E’ un dentista siriano, di 24 anni: nel 2016, sette anni fa, quando Obama illustrava la sua dottrina, diveniva maggiorenne. Un consigliere comunale di Kalamata, dove si trovano i pochi sopravvissuti al terribile naufragio costato la vita a centinaia di profughi, ha reso noto il suo racconto del disastro: “La barca della Guardia costiera ci ha legati con una corda e ha cercato di rimorchiarci tirando a sinistra, all’improvviso la barca ha virato a destra, ed è affondata in un lampo”. Obama non avrà fatto una cosa stupida armando gli insorti democratici siriani, non avrà fatto una cosa stupida consentendo ad Assad e Putin un autentico genocidio basato sulla deportazione di milioni di siriani come questo giovane dentista. Ma converrà che il prodotto della sua scelta non appare proprio intelligente.

E quale è il prodotto? E’ quello di cui ci aveva avvertito papa Francesco giungendo a Malta il 2 aprile dell’anno di grazia 2022. Quel giorno davanti alle autorità maltesi, che respingono i profughi in modo assai simile a come ha fatto la Grecia, il papa disse: “Non possono alcuni Paese sobbarcarsi l’intero problema nell’indifferenza di altri. E non possono Paesi civili sancire per proprio interesse torbidi accordi con malviventi che schiavizzano le persone. Purtroppo questo succede. Il mediterraneo ha bisogno di corresponsabilità europea, per diventare nuovamente teatro di solidarietà e non essere l’avamposto di un tragico naufragio di civiltà. Il mare nostrum non può diventare il cimitero più grande d’Europa”.

Quel discorso passò quasi inosservato, eravamo nel pieno della tempesta Ucraina. Che Francesco non ignorò. Ma ci avvertì. Oggi il naufragio di civiltà, di molte civiltà mediterranee, compresa la nostra, si vede a Kalamata. Non è la prima volta, ma questa volta è agghiacciante, per le complicità. La nave è partita dalla Cirenaica di Haftar, generale assai corteggiato, dal porto commerciale più importante. Possibile che non la abbiano vista con 750 persone a bordo? Possibile che giunta in Grecia sia stata non soccorsa ma strattonata per portarla fuori dalla zona di competenza della Grecia? Gli accordi proposti alla Tunisia dall’Europa non sono simili a quelli raggiunti con i libici e che il papa ha efficacemente riassunto nelle sue parole?

Quali siano le cose stupide, a differenza di Obama, io non lo so. So quali sono quelle civili, e dal 2016, dal giorno dell’intervista di Obama, non le vedo. Si può prendere atto che l’Amarica non può e non vuole governare il mondo, ma ritirarsi come ha fatto lui dimostra che è poco saggio ignorare il proverbio che dice “chi rompe paga e i cocci sono suoi”. Obama ha lasciato i cocci del suo impero senza risarcire nessuno, li ha dati a chi se li è presi, dimostrando interesse solo per quel sud est asiatico per il quale ancora oggi si rivaleggia con la Cina. La guerra in Ucraina sarebbe arrivata ugualmente se Obama avesse fatto una scelta diversa? Poteva pagare qualcosa per i cocci arabi/mediterranei? Poteva partire da lì per scrivere un ordine multipolare e non un caos poco creativo ma molto dannoso?


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