Economia di guerra. Gli stati non trattano con le mafie, tutto già stabilito.

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Duecento anni fa, nel suo “Zibaldone”, Leopardi cita l’atteggiamento dei borghesi napoletani, stupito dal fatto che abilmente nascondevano la loro condizione economica, questo per evitare di essere derisi, se in cattive acque, oppure per scansare “interessi” pericolosi, se benestanti. Giacomo non conosceva che anche allora esisteva la criminalità organizzata. E ancora non si votava! Oggi nel sud si continua a nascondere la propria condizione economica. Chi, ad esempio, possiede una Ferrari non la ostenta, magari la tiene in altre regioni; chi la mostra, al sud, è ben “protetto”.

“Perché questo muro contro muro?” faceva giungere questo messaggio, tramite Ciancimino jr., un esponente dello stato a Totò Riina. Si ebbe un immediato risultato con la fine delle bombe e delle stragi degli anni ’90. Non è ancora emerso quale risultato raggiunse Totò Riina. Forse perché, appena cominciò a vantarsene, venne arrestato, subendo il sequestro delle carte in cassaforte. Il sequestro fu molto informale, in quanto poi non fu possibile trovarne traccia alcuna, delle carte.

Il vero problema della mafia è che distrugge tutte le regole di convivenza: i rapporti tra gli esseri umani; i rapporti tra stato e cittadini e i rapporti economici, alla base del c.d. “libero mercato”. In questi giorni di guerra in Europa stiamo subendo le conseguenze economiche del conflitto, anche se, formalmente, non siamo in guerra. Perchè una decina di punti di inflazione (grazie agli alti tassi BCE) è un livello sopportabile di crisi economica. Probabilmente il continuo proporci immagini di guerra rende più sopportabili le varie crisi: occupazionali, di stipendi insufficienti, degli alloggi, ambientali e carovita. La violenza della guerra favorisce il consenso al potere. Un poco come in certi stati dell’America Latina dove i grandi cartelli criminali terrorizzano popolazione e politici. Anche lì non c’è stata trattativa tra stati e mafie. Certe cose si sanno, senza neanche parlarne. Chi ci ha provato, a parlarne, è stato eliminato, con lo zampino dell’ONU. Parlo di Mario Paciolla.


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