Una marea vera e propria quella che ha sfilato per le strade della Capitale per Roma Pride. Non si vedeva niente di simile da tempo. Chiunque abbia dubitato, con malriposta alterigia, dell’importanza fondamentale della lotta per allargare i diritti contrapponendole la “classicità” delle contraddizioni di classe è bene che si ricreda. Guardi in faccia il mondo e studi. Anzi. Se c’è un insegnamento chiarissimo che ci viene dalla conflittualità di questa stagione, apparentemente meno riconducibile ai dogmi tradizionali della sinistra, è che solo l’intersezionalità può offrire luoghi, forme e linguaggi adeguati. Proprio l’intreccio e il dialogo tra soggetti che uniscono la propria fisicità e il proprio corpo ai temi generali è in grado di contrapporre a quella della destra una narrazione aperta e democratica. Nel senso più profondo della parola democrazia. I motivi della mobilitazione di ieri, interpretata da una quantità imprevista e forse imprevedibile di protagonisti di una rinnovata biopolitica, ci raccontano che la civiltà si giudica dal riconoscimento dei passaggi della coscienza. E la questione sessuale sta in cima ai cambiamenti. Il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso e, a maggior ragione, il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali non sono una concessione di qualche principe o di qualche principessa che preferisce il maschile, bensì un capitolo cruciale delle libertà. Ricordiamo come sia stata faticosissima la parabola di simili conquiste. Dai primissimi passi agli inizi degli anni settanta con il FUORI (Fronte unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) di Angelo Pezzana, osteggiati dal mondo piccolo-borghese benpensante, alla marcia tenace di Franco Grillini fondatore di Arcigay oggi realtà grande ed estesa, ora sta emergendo un n uovo senso comune. Speriamo che venga varato il disegno di legge a prima firma Alessandro Zan, bloccato non per caso nella scorsa legislatura. Ma le sigle (non di comodo, praticate davvero) che sfilavano tra le strade popolate meravigliosamente erano tantissime ed evocano una straordinaria voglia di unità. Le astuzie politiche sono invitate a farsi da parte. La festa è queer e oggi anche Articolo21 è queer.