Il Ministro Nordio ieri ha dichiarato: “Se un magistrato singolarmente ritiene dal suo punto di vista che una legge sia sbagliata, nessuno ha il diritto di togliergli la parola o di dire che interferisce”. Ma se “il rappresentante di un sindacato di magistrati, prima che fosse noto il testo del disegno di legge, pronuncia tutta una serie di critiche severissime”, allora, “secondo me in corretto italiano significano interferenze”.
Faccio due considerazioni:
1) conoscete Tecoppa, il personaggio della commedia dialettale milanese che si arrabbiava perché l’avversario in duello non stava fermo e quindi gli impediva di infilzarlo? Nordio, a parte la complessione fisica, me lo ricorda.
2) Sarà il caso di fare omaggio a Nordio di copia della circolare Arangio Ruiz del 1944 che abolì il divieto per i magistrati di partecipare al dibattito pubblico? La può anche trovare negli scantinati di via Arenula. E se non provocasse indigestioni si potrebbe mandare anche la sentenza n. 100 del 1981 della Corte costituzionale che fece una grande scoperta: i magistrati sono anche cittadini.
Sarebbe irriverente invece mandargli copia dell’ordine del giorno Tolin, che è l’atto di nascita di Md, nata con la critica per l’arresto del direttore di Potere Operaio Tolin e che e che scelse come propria bandiera, appunto, “L’INTERFERENZA”, intesa come critica pubblica dei provvedimenti giudiziari, dall’interno della magistratura.