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Vivere in sordina. “Scordato” di Rocco Papaleo

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Un film delizioso Scordato, l’ultimo lavoro di un Rocco Papaleo, disposto a svelarsi in modo più diretto senza rinunciare al proprio stile, anzi prendendone pieno possesso, camminando in bilico tra temi e luoghi frequentati e nuove istanze senza mai ripetersi, disorientare o peggio scivolare.

Giunto all’ingrato approdo dei sessant’anni con la consapevolezza della propria rassegnazione ad un opaco presente di depressione e di contratture fisiche ed emotive, l’accordatore di pianoforte Orlando – lo stesso Papaleo che firma anche sceneggiatura (con Valter Lupo) e regia – avverte con sempre maggiore insistenza la voce critica (e la presenza fisica) del se stesso giovane (il solare Simone Corbisiero), allegro e pieno di speranze, e di un passato, chiuso ormai fuori a doppia mandata, che vorrebbe confusamente risucchiarlo. Il motivo si scoprirà poco alla volta, perché in quel passato è da collocare il trauma che ha portato il giovane Orlando alla fuga da Lauria, il paese lucano di origine, nonostante il forte legame che lo univa alla bellissima madre (Manola Rotunno), della quale malvolentieri aveva accettato le seconde nozze con l’albergatore Rocchino (Jerry Potenza) e all’esuberante sorella Rosanna (valida e calzante Angela Curri). La possibilità di riavvolgere il nastro e di sciogliere l’amaro garbuglio che ne ha fatto un eterno irrisolto, gli viene offerta da una giovane fisioterapista – Giorgia in un dignitoso debutto come attrice che non nega comunque la sua straordinaria voce – che, avvertitane la desolata fragilità, lo esorta a tornare in Basilicata per recuperare una foto di gioventù attraverso cui operare un confronto con la contratta postura attuale. La sua bella terra, mostrata in inquadrature di struggente bellezza e ammantata di nostalgia, è amata di incondizionato amore anche quando si rivela impermeabile tanto al male quanto al bene e risultano pertanto corrosive, polemiche ed esilaranti alcune scene, come quella in cui nessuno mostra entusiasmo per la nomina di Matera a Capitale europea della cultura 2019 e quella in cui il becero automobilista che gli offre un passaggio prospetta per Potenza uno sviluppo futuristico in stile Dubai. Lì, a Lauria, si trova il bandolo della matassa e della semplice storia del mite Orlando, avvezzo ad un consumo ormai anestetico di spinelli e disposto ad arrabbiarsi solo su discutibili e anacronistiche questioni di principio, si recupera il passato in ampi flashback. La politica, gli intrallazzi e il terrorismo hanno teso una corda sul suo cammino. Lui non è inciampato, ma lo hanno fatto le persone più care, soprattutto la sorella che non si innamora di un’ideologia, quanto della sua distorsione e del suo malinteso senso di giustizia radicale. E allora la fuga si prospetta come il male minore, la soluzione più comoda, la pietra tombale sulla gioia e sulla poesia che aveva coltivato sin da bambino, persino sul dialetto cui lo sprona invece il giovane se stesso suggerendo così che senza le radici si appassisce soltanto.

Si può fare pace con il passato e andare avanti anche a sessant’anni, ma prima bisogna guardare in faccia i fantasmi del passato, restituire loro la voce, sfiorarne la pelle invecchiata, accettare l’assenza del pentimento che non comporta lo spegnersi degli affetti, perdonare. E dietro quei fantasmi o nelle stanze impolverate della vecchia casa si possono trovare altre verità che sgretolano certezze per costruirne di nuove.

Se la prima scena, in cui Orlando quasi si immola ad un incontro sessuale che non giungerà a compimento per una contrattura alla schiena – l’occasione narrativa che darà seguito al resto della storia – sembra condurre ai noti sentieri umoristici dell’autore, bastano poco per realizzare che questo è un film in parte diverso, intriso di malinconia e tenerezza, e tutto ciò che di noto torna del Papaleo precedente viene restituito filtrato da una nuova coscienza di sé, da un’indagine interiore di nuovo e più robusto spessore che travolge e a tratti persino commuove. Lo sguardo di Papaleo, anche attraverso il confronto con quello scanzonato e provocatorio di Corbisiero, assume una drammatica intensità e se le labbra pronunciano parole che strappano il sorriso, gli occhi raccontano un dolore reale, quello di esseri umani che vivono in sordina, che accordano strumenti altrui glissando sulle proprie dissonanze, sui sogni calpestati da una vita che ha imboccato direzioni impreviste e non scelte.

Verrebbe quasi voglia di abbracciarlo stretto stretto quando, incoraggiato e illuso dagli amichevoli atteggiamenti della fisioterapista, si ritrova respinto e solo a realizzare la propria inesorabile vecchiaia e ancora abbracci a profusione quando, riappropriatosi della vena poetica giovanile per puro uso personale (meglio scrivere che strafarsi di spinelli) avanza sul pontile scandendo bellissimi versi (parte del testo di Tu sei una parte di me, la canzone che accompagna i titoli di coda cantata da Giorgia e Papaleo) e lasciandosi alle spalle le persone del passato e del presente senza rinnegarle, semplicemente oltrepassandole per godere di un attimo di compiutezza.

Ci vorrebbe un ago e non un’agonia per imparare la pazienza del sarto che cuce vestiti e feriti
Spero ci venga in mente un pensiero esilarante, quelli che fanno ridere di questa inconsistenza
E per un attimo, ingannevolmente, ci rendono compiuti (Tu sei una parte di me).

SCORDATO
con Rocco Papaleo, Giorgia, Simone Corbisiero, Angela Curri, Anna Ferraioli Ravel, Manola Rotunno, Giuseppe Ragone, Giovanni Andriuoli, Marco Trotta
Regista: Rocco Papaleo
Genere: Commedia
Anno: 2023
Paese: Italia
Durata: 104 min
Data di uscita: 13 aprile 2023
Distribuzione: Vision Distribution


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