È già trascorso un anno da quando il 15 maggio 2022 ci ha lasciati all’età di 75 anni Pierluigi Di Piazza, prete friulano di frontiera, profeta di giustizia e di pace, uomo dell’accoglienza capace di stare senza compromessi dalla parte degli esclusi ed emarginati. Trent’anni fa fondò il Centro “Ernesto Balducci” di Zugliano (UD), luogo di periferia dove nel tempo oltre mille rifugiati e richiedenti asilo provenienti da una cinquantina di terre di guerra e di persecuzione hanno respirato speranza per la propria vita, trovandosi sorretti verso il futuro di un’autonomia esistenziale, abitativa e lavorativa. Attualmente sono 50 gli ospiti: 25 in accordo con la Prefettura e il Comune di Udine per l’emergenza Ucraina, altri 25 attraverso i corridoi umanitari o la Rotta balcanica e provenienti da Afghanistan, Pakistan, Iraq, Etiopia, Ghana, Nigeria, Siria e Camerun, accolti in solidarietà grazie ai contributi di privati che credono nel progetto.
Si definiva «laico, umile credente sempre in ricerca, prete per un servizio disponibile, disinteressato, gratuito nella comunità cristiana e nella società; anticlericale, cioè non appartenente ad una categoria; non funzionario della religione». Forse anche per la coerenza a questi profondi convincimenti non l’ha avuta facile nemmeno nella sua Chiesa, che comunque amava profondamente, sentendosi figlio.
Negli scritti degli ultimi tempi confidava di trovare «una rispondenza positiva se potessi riconoscere, nel modo più umile possibile, di aver almeno cercato con sincerità e disponibilità gratuita di contribuire nel piccolo a rendere più umana la vita e il frammento di storia che mi è stato dato di vivere, favorendo una ragione in più per amare, accogliere, perdonare, dedicarsi al bene comune, una ragione in più per continuare a sperare».
È quanto gli riconoscono in molti, come la folla che ieri ha gremito la chiesa parrocchiale di Tualis, suo paese natale, dove è stato battezzato e ha ricevuto la consacrazione sacerdotale, per rendere grazie alla sua vita di uomo “planetario” (così lo avrebbe definito Balducci). Tra i presenti, oltre alla famiglia del fratello Vito, i rappresentanti del mondo della politica regionale e locale, ma soprattutto volontari e soci del Centro, insieme a paesani e a tanta gente comune proveniente dalla regione; ha commosso la presenza sia di Alicia Gomez, già segretaria del vescovo Samuel Ruiz di San Cristobal de Las Casas, nello stato del Chiapas, sia quella di Paola e Claudio, genitori di Giulio Regeni, da anni amici del “Balducci”, con i quali Di Piazza ha vissuto stretti rapporti di reciproco ascolto e fraterno sostegno. Stretti da un corale abbraccio, a loro è stata confermata piena solidarietà e vicinanza nel continuare a chiedere verità e giustizia per loro figlio e per tutti i Giulio e le Giulia costrette a vivere sotto un regime dittatoriale come quello egiziano.
È quanto gli è stato riconosciuto in un ambito laico, come quello scolastico: sabato prossimo, 20 maggio, l’Istituto comprensivo di Pozzuolo del Friuli – che comprende otto scuole, ognuna delle quali porterà come motto una frase celebre di Pierluigi scelta dagli stessi ragazzi sotto la guida degli insegnanti – sarà intitolato a Di Piazza. La motivazione: «rendere omaggio a un uomo di profonda cultura, docente, scrittore, giornalista, educatore, che ha dato una forte impronta al territorio di riferimento dell’Istituto Comprensivo di Pozzuolo del Friuli nel segno dell’accoglienza, del dialogo, della legalità, della giustizia, della solidarietà, della promozione dei diritti umani, della non violenza, della conversione ecologica». Condivideremo così pubblicamente la gratitudine e la gioia di questa scelta che ribadisce con forza il dono che Pierluigi è stato anche per la Comunità civile e per il mondo giovanile, per cui egli si è speso come prete, come educatore, come uomo.
Una cosa ancora. Dalla morte – a maggior ragione dalla morte di un fondatore e di una persona carismatica – se ne può uscire in due modi: ritrovandosi frantumati, disorientati, imprigionati in un dolore nostalgico che non ha sbocchi, da orfani perenni, con gli abiti sempre a lutto e rancorosi verso il destino, gli altri, il mondo… oppure accogliendo l’inevitabile dolore e smarrimento, elaborando i sentimenti negativi per far sì che la morte si trasformi in una straordinaria opportunità.
La morte prematura di Pierluigi consegna ancora oggi a tutti coloro che sono stati toccati dalla sua amabile presenza, dalla sua tenace parola, dai suoi profetici scritti una domanda fondamentale: saremo capaci di diventare degni eredi di una storia che ha provato a piantare semi di inedita fraternità?
«Diventare degni eredi» è ora la sfida per dar continuità a quel profetico e luminoso cammino, continuando a tracciare percorsi di fecondità, con fedeltà e creatività. È quanto simbolicamente il Centro Balducci vorrà fare già mercoledì prossimo, quando con una trentina di volontari sarà all’Udienza di papa Francesco per fare nostre le parole di Pierluigi “Il nostro nemico è l’indifferenza” e per confermarci nel voler abitare con il vescovo di Roma il cuore dell’umanità.
Paolo Iannaccone, presidente del Centro Balducci