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Un 23 maggio più amaro di sempre

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Nessuna garanzia di trasparenza viene più fornita alle istituzioni democratiche della Repubblica. Nessun valore hanno più le vittime delle infinite stragi mafiose, terroristiche, di stato, che hanno flagellato la storia d’Italia, nessuna possibilità di mediazione viene concepita dal governo di estrema destra con le opposizioni. Lo stravolgimento delle regole della democrazia costituzionale è tragicamente in corso, ed è un corso veloce.

L’elezione alla presidenza della commissione parlamentare antimafia, dopo otto mesi, di una deputata che varie inchieste hanno confermato molto vicina ad uno dei capi del terrorismo nero e responsabile, per sentenza definitiva, degli omicidi del poliziotto Evangelista e del giudice Mario Amato, è un atto politico indegno di un paese civile e democratico

Tutta l’opposizione ha abbandonato l’aula – Pd, M5S, Avs – contro la meloniana Chiara Colosimo (nella foto) presidente. Ma sono caduti completamente nel vuoto gli appelli dell’ex Guardasigilli del Pd Andrea Orlando, di Michele Gubitosa di M5S che chiedeva “un presidente di garanzia”, di Avs. Colosimo è stata votata dalla sua maggioranza su indicazione perentoria della premier Giorgia Meloni, contro tutte le associazioni antimafia e antiterrorismo che rappresentano le vittime di 50 anni di stragi.

Di peggio nel giorno del trentunesimo anniversario della strage di Capaci il governo Meloni non poteva fare. Una ricorrenza tragica che segna generazioni di italiani onesti, italiani che compiono il loro dovere e rispettano i principi della Costituzione. Come quel giudice dimenticato.. Mario Amato aveva raccolto l’eredità delle inchieste sul terrorismo neofascista dal collega Vittorio Occorsio, e per questo fu ucciso dai NAR. E la mattina in cui fu assassinato, con un colpo alle spalle,  alla fermata dell’autobus che prendeva per andare in tribunale, cadde sul marciapiede ed una foto tragicamente famosa mostra le suole delle scarpe consumate e con un buco. A sparare fu Gilberto Cavallini, che fuggì sulla moto del complice Luigi Ciavardini. Terrorista nero che fior di inchieste, a cominciare da quelle di Report, oltre ad una vasta documentazione fotografica, hanno confermato essere amico di lunga data della neo presidente dell’antimafia.

La cancellazione della storia e in particolare di quella del terrorismo neofascista, questa è la volontà della presidente del consiglio in persona, questo è l’obiettivo, basta fare finta di non vedere. Personalmente provo una profonda nausea, un senso di vergogna e di amarezza.


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