Non è stato in silenzio il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nel tempo drammatico della guerra in Ucraina. E quindi ora che il papa lo ha incaricato della missione di cercare di aprire spiragli di pace per l’Ucraina, oltre alla sua storia personale, legata da decenni a quella della Comunità di Sant’Egidio e ai suoi numerosi interventi di mediazione in conflitti, ci sono anche sue affermazioni recenti e su questo conflitto che possono aiutarci a capire meglio le sue idee su questo conflitto. A me ha colpito un passaggio di una sua intervista abbastanza recente che gli è stato rimproverata come indicativa di “neutralismo” tra le parti e quindi un po’ sbilanciata, perché non distinguerebbe tra aggressore e aggredito. In una articolata risposta, sul punto lui stesso ha risposto così: “La frase ( si riferisce alle sue parole contestate, ndr) – “Qualcuno faccia davvero da arbitro dunque, per far sì che il fratello non ammazzi il fratello” – si riferisce, come ho ripetuto continuamente in queste settimane, alla necessità di rafforzare gli organismi internazionali per cercare una soluzione mediata ai conflitti”. A me sembra un chiarimento importante.
Zuppi non crede nell’ escalation come strumento per intimorire il nemico e indurlo al negoziato diretto, piuttosto direi a una attivazione della comunità internazionale, l’unica che può aggiungere alla questione territoriale la gestione dei capitoli inerenti alla sicurezza e alla cooperazione, per esempio. Sono mie impressioni, ma credo sia quello che voleva far capire.
Sebbene molti ritengano la Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa un fallimento, il Vaticano, il Segretario di Stato e il papa stesso non la pensano così, anzi ritengono che il metodo Helsinki, quello che portò alla CSCE, sia il solo che ci possa servire da bussola.
Ecco allora che bisogna leggere bene cosa dica e a chi? a proposito della cessione di quote di sovranità di cui parla la nostra costituzione che ripudia la guerra come strumento di offesa ma consente anche limitazioni di sovranità per favorire la pace. Affermava Zuppi: “ Ripudio… ma anche il perdere sovranità per una sovranità che aiuti a risolvere i conflitti. Ne abbiamo un enorme bisogno, e lo capiamo assistendo a questo terribile conflitto in Ucraina e in tante altre parti del mondo”. Una sovranità che aiuti a risolvere i conflitti, non le parti in causa al conflitto”.
Forse per capire la missione di cui il papa ha incaricato il cardinal Zuppi, queste poche ma accurate parole possono aiutarci a immaginare alcune intenzioni.