Michela Murgia: a proposito di odio

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C’è un rigurgito di odio nel nostro paese. Non solo sui social, strumenti straordinari di contatto e comunicazione sviliti da chi li usa per seminare veleni; ma anche nella società civile. Se ai social può essere applicata la formula che il filosofo Karl Popper applicò alla TV nel celebre saggio “Cattiva maestra televisione” – “la televisione non è in sé né cattiva né buona: dipende da come la si usa” – occorrerebbe un aggiornamento sociologico per leggere ciò che avviene nelle nostre vite reali.

L’odio non è più celato. Un sentimento che dovrebbe essere ripudiato nel rapporto tra gli esseri umani in una società avanzata viene, al contrario, sbandierato con orgoglio, quasi esistesse un “diritto” all’odio. Che, per fortuna, non è contemplato in alcuna carta dei diritti dell’uomo.

L’odio è l’anticamera di ogni orrore, la storia lo insegna drammaticamente. Perché l’odio ha bisogno di un nemico per esistere e diffondersi. E individuare un nemico è lo strumento prediletto di chi fa propaganda per creare consenso.E così un’intervista piena di umanità e di amore per gli esseri umani e per la vita si trasforma, per qualcuno, in occasione di dileggio. E di odio. E’ la sorte in cui è incappata l’intervista rilasciata da Michela Murgia. Nulla sembra indurre gli odiatori ad abbassare i toni e a mostrare rispetto, anche con il semplice silenzio.

La Murgia è una scrittrice, un’intellettuale coraggiosa che si è schierata, anche nella sua vita artistica. Si è schierata contro il fascismo e il neo fascismo in tutte le sue nuove e vecchie sembianze. Si è schierata per la democrazia e per i diritti. Si è schierata a sinistra difendendo Costituzione e democrazia. Si è schierata contro luoghi comuni e a favore del diritto di critica.

Non sono colpe. Sono virtù, pregi. A meno che non si abbia paura della libertà di espressione.

Perché la propaganda ha un solo vero avversario: l’intelligenza che si alimenti di libertà. Gli spiriti critici, quelli ai quali i recinti vanno stretti, sono difficilmente influenzabili. Impossibile categorizzarli. Sfuggono ad ogni tentativo di controllo. Sono un serio problema per chiunque nutra la tentazione di “normalizzare” la narrazione.

L’odio è invece una trappola. Una mente libera sa come evitarla.

Coloro che vi cadono cedono anche un pezzo della loro libertà. E della loro umanità. E di questi tempi l’umanità è un bene prezioso. Molto prezioso.


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