garantito 75 anni di democrazia, proprio grazie a quell’equilibrio di poteri dello Stato, sapientemente pensato dai padri e dalle madri
costituenti. I governi di destra e di sinistra si sono potuti alternare
negli anni, cadendo e risorgendo grazie alla Costituzione, e se le durate
sono state brevi la colpa va cercata nella rissosità della classe politica e dei partiti espressione spesso di un leader padrone con una cerchia di
fedelissimi sempre più scadenti, imposti agli elettori con liste preconfezionate dalle stesse segreterie politiche. Mettere mano alla
Costituzione come vorrebbe la premier Giorgia Meloni, che chiede più poteri per decidere, significa rompere quell’equilibrio che ci ha garantito di non
ricadere nella spirale di un governo tiranno, sperimentato già durante il
tragico ventennio fascista. Gli anni del populismo e del sovranismo e la
disaffezione degli elettori per le urne, demotivati a partecipare a questo
balletto stantio di designati d’imperio con liste imposte, non hanno
aiutato la nostra democrazia. La bassa percentuale dei votanti è un
campanello di allarme che dovrebbe spingere la classe politica a cambiare
la legge elettorale e non la Costituzione. E suona di cattivo auspicio
l’atteggiamento della premier che, dopo avere invitato a Palazzo Chigi le
opposizioni, minaccia di voler procedere comunque con le riforme, perche –
sostiene- ha il mandato degli italiani. Non ha alcun mandato di tutti gli
italiani a cambiare la carta costituzionale e la forma dello Stato . Ha
semplicemente il mandato di quegli italiani che l’hanno votata, 26%, ma
questo non la rende automaticamente padrona dei destini di un paese che si
sta dibattendo in problemi molto gravi :inflazione galoppante, sanità in
affanno, salari tra i più bassi in Europa,carenza di lavoro per donne e
giovani, insufficienza di servizi sociali per bambini e anziani, tasso di
natalità tra i più bassi al mondo, incapacità a spendere i fondi del PNRR,
pubblica amministrazione soffocata da una burocrazia con regole asfissianti
che andrebbero cambiate. Non serve la riforma della Costituzione per
risolvere questi problemi che stanno a cuore agli italiani e appesantiscono
le loro vite. Servono idee e coraggio. Serve una visione che vada oltre gli
interessi personali di puro consenso elettorale. Chiedere più poteri è pura
distrazione dalla soluzione dei problemi. Significa impegnare politici e
giornalisti in una discussione destinata a trasformarsi in uno scontro
sterile, mentre gli italiani senza privilegi sono costretti a fare lunghe
liste di attesa per una visita medica, le mamme ad affannarsi per un asilo
nido che non trovano, gli studenti a piantare tende di protesta per il caro
affitti, le famiglie a fare salti mortali per pagare la rata del mutuo che
cresce insieme alle bollette. Non sono tempi per parlare di inutili riforme
che mi auguro non si faranno d’imperio. Non sono tempi per chiedere alle
opposizioni di andare in processione dalla premier per parlare di aria
fritta. Sono tempi per portare sollievo agli italiani sempre più
pessimisti, tristi, arrabbiati, aggressivi e divisi. Non servono altre
divisioni, altre macerie, ma prospettive che portino un po’ di ottimismo.
Invece di guadare ai sistemi di governo di altri paesi, dalla Francia agli
Stati Uniti alla Germania, dove le cose non stanno andando
benissimo,cerchiamo di difendere quello che abbiamo. Vorrei ricordare che
il presidente Mattarella con disciplina ha accettato un secondo mandato
perché l’attuale classe politica non è stata in grado di esprimere neanche
un capo dello stato. E ora si vorrebbe cambiare la Costituzione e ridurre i
poteri del presidente della repubblica, che ci ha garantito unità e
credibilità internazionale mentre i politici, incapaci di pensare al bene
comune,si facevano la guerra? Non ci serve neanche un sindaco d’Italia,
come qualcuno ha indicato,perché è assurdo paragonare il ruolo di un
sindaco costantemente sotto la lente dei suoi cittadini con il ruolo di un
premier alle prese con il governo di un paese dai mille problemi diversi da
nord a sud da est a ovest. Ci serve una classe politica preparata, una
burocrazia efficiente con norme chiare che non vessino i cittadini e un
presidente del consiglio che lavori per gli italiani e non per il proprio
potere.