Voglio giocare la mia vita a testa o croce! Cantava con seducente spudoratezza Emmanuelle Béart in Otto donne e un mistero. Venti anni dopo Ozon torna a una disamina corrosiva e divertita dell’idea di esistenza come scommessa e azzardo. Alla brama di denaro, che muove ogni azione e persino ogni pensiero, si unisce qui l’aspirazione alla fama come veicolo di immortalità spicciola, e soprattutto come prova tangibile del prestigio sociale, professionale o artistico.
Intorno all’uccisione di un produttore teatrale obeso e lubrico il regista muove una frenetica, coloratissima ronde di figurine dentro la costante sovraesposizione dell’iconografia anni ’30. Incrociamo giovani attrici d’incerto talento, potenziali ereditieri romantici e inetti, industriali in bancarotta, avvocatine caparbie e un poco suffragette, giudici istruttori disorientati e incapaci, poliziotti ottusi e presuntuosi, dive del muto in cerca di nuova gloria. Tutti impegnati ad afferrare l’occasione giusta e irripetibile, nel suo passaggio fugace.
Ozon si scatena, letteralmente, nel mostrarci l’impossibilità dell’amore, dell’arte, della giustizia e, in particolare, della verità, attraverso una fuga dialettica, dove ciò che accade si moltiplica e si contraddice in infinite, versioni, modulazioni, congetture, fino in fondo, fino a farci sembrare irrilevanti reali moventi e meccanica dei fatti. In questo susseguirsi di giochi di specchi risplendono il piccolo inquisitore attonito e incompetente di Fabrice Luchini e la diva dimenticata – altera, sarcastica e opportunista – di Isabelle Huppert. Proprio la grande Odette Chaumette della Huppert assume a poco a poco il ruolo di deus ex machina, portando il garbuglio di ipotesi a un finale altrettanto ipotetico, mentre la sua interprete costruisce un personaggio gigantesco, inventando piccoli vezzi insolenti, seduttività anche sottilmente saffiche, e una gestualità che ricrea gli atteggiamenti (persino la particolare camminata, melodrammatica e saltellante) degli attori del muto.
Non passano inosservati gli omaggi di Ozon alla scomparsa Danielle Darrieux – presente in Otto donne e un mistero – e alla stessa Huppert, con la citazione del caso Nozière che ispirò Violette Nozière di Chabrol e valse alla protagonista il Premio miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes del 1978
Titolo originale Mon Crime
Lingua originale francese
Paese di produzione Francia, Belgio
Anno 2023
Durata 102 min
Dati tecnici B/N e a colori
rapporto: 2,39:1
1,33:1 (scene in B/N)
Genere commedia, giallo
Regia François Ozon
Sceneggiatura François Ozon
Produttore Éric Altmayer, Nicolas Altmayer
Casa di produzione Mandarin Cinéma, FOZ, Gaumont, France 2 Cinéma, Playtime, Scope Pictures
Distribuzione in italiano BIM Distribuzione.
Fotografia..Manuel Dacosse
Montaggio Laure Gardette
Musiche Philippe Rombi
Scenografia Jean Rabasse
Costumi Pascaline Chavanne Interpreti e personaggi
· Nadia Tereszkiewicz: Madeleine Verdier
· Rebecca Marder: Pauline Mauléon
· Isabelle Huppert: Odette Chaumette
· Fabrice Luchini: Gustave Rabusset
· Dany Boon: Palmarède
· André Dussollier: sig. Bonnard
· Édouard Sulpice: André Bonnard
· Régis Laspalès: ispettore Brun
· Olivier Broche: Léon Trapu
· Félix Lefebvre: Gilbert Raton
· Michel Fau: Maurice Vrai
· Daniel Prévost: giudice Parvot
· Evelyne Buyle: Simone Bernard
· Myriam Boyer: sig.ra Jus
· Franck de Lapersonne: Pistole
· Jean-Christophe Bouvet: Montferrand