Intrusi storici e sprovveduti dilettanti si improvvisano costituenti al capezzale della Costituzione, per intitolarla finalmente a sé. Gli intrusi lo sono per storica affinità ideologica con il regime , non per tendenza autocratica ; gli sprovveduti , talvolta ministri, capaci di inscenare accusa, processo e condanna ( non previsto il diritto alla difesa), con un citofono e un imputato prescelto per delazione ; con loro, i creatori di partiti personali . Quelli che , convertendo associati liberi in dipendenti in cerca di offerte migliori, hanno frantumato l’articolo 49 della Costituzione e l’idea democratica di partito. Mandando in frantumi anche l’articolo 67, e la corretta idea di rappresentanza che dettava, e producendo così il fenomeno devastante della migrazione parlamentare . Giunti al governo con pieno titolo, ne profittano per farsi costituenti, il sogno di quasi un secolo, specie per gli intrusi. E lo fanno direttamente dal governo, oramai indistinguibile dal parlamento : un’unica vettura , il pilota a palazzo Chigi. Il parlamento, protagonista indiscusso della “prima repubblica” per vincolo di guerra fredda, per ritorsione ai margini della nostra gerarchia costituzionale .
Obiettivo dichiarato dei neocostituenti , rafforzare il governo, stabilizzarlo contro un passato di microgoverni stagionali: passato peraltro compensato da una stabilità di quasi mezzi secolo . Sintesi di necessità imprecisa impietosa e sommaria : ma assai meno della versione ufficiale, che vaneggia di un debito dei nuovi governanti verso gli elettori. Su cento , può intestarsene un quinto, bonariamente. Se questa è la situazione, grosso modo, proviamo a lanciare un appello , motivato, a chi si accinge all’impresa. Prima di incidere il bisturi nella carne viva , si imiti il più principiante tra i chirurgi, che premette all’operazione: un controllo, un check up dello stato di salute del paziente. I nostri istituti costituzionali . Il rispetto delle rispettive funzioni originarie.
Un raffronto, anche approssimato , tra quel che è tutt’ora scritto nella Carta, e quello che succede quotidianamente nelle aule di entrambi i rami del parlamento , e non solo. Esiste un procedimento legislativo interamente intestato alle camere , fissato nell’articolo 72 della Carta, e dispone che l’esame dei progetti di legge si snodi articolo per articolo : ed esiste, diffusa, una pratica opposta, che rimette al capriccio ( alla convenienza) dei governi , tutti, la rimozione delle prerogative di camere e parlamentari, di commissioni e assemblee , con un tentacolare maxiemendamento (articolo unico ) , trasmesso direttamente da palazzo Chigi . Inemendabile, invotabile nel merito. C’è lo chiama curiosamente monocameralismo, dai piani alti del diritto : ma non considera che coinvolge entrambe le camere, se il governo vuole , e nasce per le leggi ordinarie. I neocostituenti , e i condiscendenti ( vedi taglio dei parlamentari) eredi della Costituzione , sembrano non vedere la profonda antinomia che divarica la Costituzione scritta e quella “commerciale” .
Un appello , per fermarsi e studiare, verificare, ragionare , tutti assieme . Per sgranare gli occhi. Il ritorno alla Costituzione formalmente vigente è di una semplicità assoluta : anche per intrusi, dilettanti , sprovveduti ed eredi acquiescenti. Basterà resettare gli archivi delle Camere ,di infiniti precedenti a prima vista inconciliabili con il citato articolo 72. E poi, il resto seguirà, per inerzia e coerenza, e forse entusiasmo : per fare sì che gli elettori ridiventino popolo sovrano , scegliendo i propri rappresentanti singolarmente, e non a blocchi. I partiti tornino ad essere associazioni libere e democratiche, in luogo di comunità di dipendenti, e i parlamentari davvero rappresentanti degli elettori, senza vincolo di mandato. I turisti parlamentari finiranno, tranne dove vi sia la nobiltà dell’ideologia . E i capi dei partiti, magari eletti con metodo democratico , rientrino nei ruoli originari.
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