Domani, tre maggio, Giornata internazionale dedicata alla libertà di informazione, Articolo 21 sarà presente ovunque si riuniranno donne e uomini che hanno nel cuore la Costituzione antifascista. Dedicheremo la “nostra giornata” anche ai tanti Bogdan Bitik che, ogni giorno, aiutano croniste e cronisti a raccontare guerre, violenze, l’oscurità tutta e oscurantismi, spesso senza diritti, senza contratto, senza forma di protezione alcuna. Alcuni di loro hanno aiutato i media ufficiali a raccontare i conflitti in Afghanistan, in Siria, in Iraq, in Sudan, in Somalia, e non solo, e, ancora oggi, sono costretti a nascondersi per sfuggire ai regimi e ai talebani di turno.
Non dimenticheremo chi ancora attende verità e giustizia, da Graziella De Palo a Italo Toni, da Ilaria Alpi a Miran Hrovatin, da Andrea Rocchelli a Mario Paciolla, da Giulio Regeni a Daphne Caruana Galizia e non solo..
Ripeteremo i nomi chi giace nelle carceri di Putin , della Bielorussia, della Turchia, senza dimenticare Assange che, invece, è chiuso in un carcere inglese.
Guarderemo in casa nostra dove crescono le minacce, specie sotto forma di querele bavaglio, e gli insulti alla libertà di informazione arrivano anche sotto altra forma.
Conferenze stampa senza domande, insulti ai cronisti, rifiuto di rispondere alle domande, spot realizzati nelle sedi istituzionali, ministri e sindaci che aggrediscono giornaliste e giornalisti, rappresentano altrettante aggressioni all’articolo 21 della Costituzione.
Il cambio di “narrazione” non riguarda solo il tentativo di spiantare le radici antifasciste della Costituzione, ma anche quello di colpire il diritto ad informare e ad essere informati.
Sempre più lontani dall’Europa della dignità e della libertà, sempre più vicini all’Ungheria di Orban.
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