Di fronte alla catastrofe che si è abbattuta sull’Emilia-Romagna è giunto il momento della solidarietà e del silenzio. La politica deve ascoltare la richiesta d’aiuto che arriva dalla popolazione di una delle regioni più produttive del Paese. Le conseguenze di un’Emilia-Romagna in ginocchio ricadono su tutta l’Italia. Purtroppo c’è sempre chi ha la lingua più veloce del cervello. Ultimamente accade spesso al presidente del Senato Ignazio La Russa che, qualche giorno fa, ha esternato nei confronti dei giovani del movimento ambientalista “Ultima Generazione” invitandoli ad andare a spalare fango per redimersi. Pensando al volontariato e alla solidarietà emergono ricordi della mia adolescenza e della vita contadina che da sempre è la forza della nostra regione. Lognola è una frazione di Monghidoro, paese dell’Appennino Emiliano che confina con la Toscana, a causa delle tante frane non vi è più una strada percorribile, alcune famiglie sono state già evacuate, per fortuna non si piangono vittime come in Romagna e a San Lazzaro di Savena, una manciata di chilometri da Bologna. A Lognola, da mia nonna, famiglia di mezzadri, trascorrevo i mesi tra la fine e l’inizio della scuola. E’ la terra della mia famiglia, e nel piccolo cimitero di Santa Liberata, al momento irraggiungibile, è sepolta parte della nostra storia. Ricordo la solidarietà delle famiglie che si aiutavano durante la semina, la trebbiatura del grano. Ricordo le tavolate nell’aia a fine lavoro, tra crescentine fritte e un bicchiere di Trebbiano. La nostra è da sempre terra di solidarietà, quella che tutti i telegiornali stanno documentando in Romagna, dove sono migliaia i giovani volontari del luogo, provenienti da altre parte della regione e non solo, che stanno dando un aiuto alle famiglie, alla Protezione civile, ai Vigili del fuoco, alla Polizia locale, alle forze dell’ordine. Ci sono famiglie colpite da lutti, ci sono famiglie che hanno perso tutto, hanno visto annegare i sacrifici di una vita. E’ il momento dell’aiuto e del silenzio e del dovere di ringraziare questi giovani, alcuni di seconda generazione ancora in attesa di cittadinanza, che si sono rimboccati le maniche, in qualche momento di pausa intonano “Romagna mia”, strappando un sorriso. Al presidente La Russa, che promette agli ambientalisti di “ultima generazione”, indagati per avere imbrattato opere d’arte, la grazia, in cambio di una settimana a spalare fango, i giovani hanno prontamente risposto: “Non vogliamo né bandiere né pubblicità, ma molti di noi sono già sui luoghi alluvionati per aiutare la popolazione colpita”. Le parole di La Russa non hanno senso, questi giovani usano la disobbedienza per denunciare la crisi climatica, sia chiaro, il loro metodo non è condivisibile, il fine sì. Quanto dobbiamo a Greta Thumberg e al movimento “Fridays for Future”, alle loro battaglie a favore dello sviluppo sostenibile? Presidente La Russa, politici tutti, silenzio please! Per voi verrà il tempo delle recriminazioni e delle tante, troppe, comparsate nei talk show televisivi con i soliti insulti. Questo è il tempo della solidarietà: mettete, mettiamo, mano al portafoglio rispondendo così alle richieste dei sindaci perché ci vorranno tanti e tanti soldi per liberare le terre dall’acqua, per ricostruire strade e case, per ridare un tetto agli oltre 15 mila sfollati, per far sì che le 5 mila aziende colpite possano riprendere al più presto a lavorare. Senza dimenticare le 14 vittime che avrebbero potuto essere molte di più senza il pronto intervento di tutti quelli che sono lì a lavorare in silenzio, per i quali il sorriso di un bambino e di un anziano valgono più di tante, tante, inutili parole.