Il coraggio della Murgia e l’odio ripugnante di una rete sempre più violenta

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Premetto. Questa riflessione è di pancia. L’intervista di Michela Murgia in cui parla del tumore che la sta uccidendo, è ormai al quarto stadio e le rimangono pochi mesi di vita, è stato un pugno nello stomaco. Per tutti.
Anzi no… Per molti è stato motivo di esaltazione e di rivalsa.
Da ieri, infatti, è stata riversata addosso alla scrittrice una quantità infinita di indecenti commenti e osservazioni scatenati per lo più dall’intervento sui social della presidente del Consiglio a commento della notizia del cancro di Murgia.
Giorgia Meloni le ha dedicato un tweet e un post pubblicando la sua foto con l’augurio «spero che tu possa vedere il giorno in cui non sarò più Premier perché governerò a lungo». Apprezzabile. Ma non serviva essere esperti di comunicazione per capire il potenziale dirompente di un messaggio simile sui sostenitori della Meloni che da sempre odiano l’autrice che non ha mai lesinato critiche alla premier.
Alcuni commenti sono davvero osceni e irripetibili, uno schifo anche per chi come me è abituata a ricevere insulti e minacce di ogni tipo sui social.
“Che soffra! Che duri piú a lungo possibile, soffrendo ogni benedetto giorno. E che sia la fine di tutti i politici che hanno tradito il popolo italiano”, questo il tono – e c’è di molto peggio – delle invettive lanciate contro la scrittrice. Quando leggo frasi intrise di rancore e cattiveria come queste è inevitabile pensare che non ci sia modo di uscire dal guado dell’odio di una rete affollata sempre più da gente triste, caratterizzata dalla volgarità delle parole e dei gesti di chi vuole giustificare le proprie frustrazioni cercando sempre un nemico e mai un’occasione di crescita.


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