”’La nostra identità è nella Costituzione”. Lo premette Giorgio Zanchini appena inizia a presentare il suo libro
Esistono gli italiani? – Indagine su un’identità fragile. ”E’ nella Carta il luogo dove finalmente la nostra ricerca di identità del Risorgimento, Repubblica Romana, Resistenza è approdata per riconoscerci come italiani. Chi parla di razza non sa che siamo un felice mosaico di Dna; se poi si passa all’etnia per indicare la cultura, vale quanto detto da Croce:
l’identità di un popolo è solo la sua storia. E la nostra si è costruita per depositi calati dall’alto e venuti da fuori, la via meno agevole per interiorizzare comportamenti spontanei a favore della collettività; sostituiti invece da resistenza individuale ed elusione, Un atteggiamento che ancora avverto con chi interviene nei programmi che conduco”.
In sala partono le domande. Esiste un’identità europea? ”Sì – risponde Zanchini – ancora debole, imperfetta, ma esiste. Le identità si costruiscono, ci vuole tempo e fiducia”. C’è chi dal pubblico segnala i rischi di un eccesso di identità nazionale: ”Mio figlio ha sposato una giapponese, che racconta il loro dovere oppressivo al conformismo che nevrotizza le persone”. Altra mano alzata: gli intellettuali orientano ancora l’opinione pubblica? ”In linea di massima, sì. Ma sono troppo pochi quelli che si espongono, rispetto a coloro che avrebbero cose importanti da dire”.
Vista la sua lunga esperienza in Rai, esco dal tema e faccio qualche domanda su Viale Mazzini. Esiste la censura in Rai? Zanchini riflette un attimo prima di rispondere. ”Ho visto episodi di autocensura. Cioè non dire quello che può creare problemi con la politica, senza neanche un divieto esplicito”. I politici mettono condizioni per essere intervistati? “Niente di pesante, ma aumenta il numero di chi vuole essere intervistato da solo, senza confronto”. Si invitano i collerici perchè la rissa fa alzare gli ascolti? ”Sì. E spesso i conduttori non interrompono chi interrompe, proprio per aumentare la temperatura del confronto. C’è chi vuole una tv ”ortopedica” per raddrizzare gli italiani e chi invece crede che i programmi debbano adeguarsi al loro gusto. E’ difficile trovare un equilibrio tra qualità e quantità”.
La sala si scalda sul tema Rai e le domande fioccano.
Perché dobbiamo pagare il canone, se la Rai è piena di pubblicità? La BBC ha il canale del flusso di informazioni senza neanche un break. ”Sì, ma è costosissimo, mentre il nostro canone è molto basso e da solo non coprirebbe i costi”. Chi sono quelli che intervengono nelle trasmissioni? ”Dipende dal canale e dall’ora. La mattina presto, arrivano i messaggi dei più esagitati. Ma ci sono anche le scenate di gelosia se, in una trasmissione abitualmente seguita da un pubblico di sinistra, oso invitare un personaggio più conservatore”. E quali sono i temi più ”infiammabili”? ”E’ sempre sentita la contrapposizione Nord-Sud, il tema dei migranti, la sicurezza. C’è la paura di essere ingannati dai furbi, che possono essere ”quelli” che vengono da fuori, ”quelli” che fingono di essere poveri. L’insicurezza genera diffidenza”.
Si fa tardi, il tempo è volato. Zanchini è stato generoso, fa fatica a uscire dall’assedio dei presenti. ”Speriamo che non faccia la fine di Fazio”, mi dice una signora uscendo.