CANNES – Siamo a Zhili, a 150 km da Shangai, dove esistono tantissimi laboratori di manifattura tessile. Un gruppo di ragazzi e ragazze intorno ai vent’anni e anche meno, lavorano senza sosta da mattina a sera. Accorsi da ogni dove alla ricerca della pura sopravvivenza, vivono piegati sulla macchina da cucire. Abitano in alloggi fatiscenti, dove la spazzatura si accumula, guadagnano appena da sfamarsi, eppure la loro vitalità, la gioia sfida queste condizioni estreme, insopportabili per tanti del mondo occidentale.
E’ “Jeunesse”, Giovinezza, il documentario di Bing Wang in corsa a Cannes per la Palma d’oro. Una giovinezza che la vince su una condizione inaccettabile. Questi ragazzini riescono a innamorarsi, ridere, litigare, ogni tanto a rivendicare qualche diritto, nella speranza di passare dalla loro condizione di sottoposti a padroncini a loro volta … “Jeunesse” segue meticolosamente la loro esistenza, ne fa un ritratto altamente veritiero, della durata di 212 minuti – tre ore e mezza – una lunghezza che non sempre contribuisce all’ efficacia del messaggio.
IL film è un documento di denuncia, uno squarcio di quella primavera della vita che se malgrado tutto s’impone, non può essere presa a modello. Una testimonianza in presa diretta, a volte caotica, torrenziale, suddivisa in nove capitoli, che inquadrano a turno una coppia di protagonisti e che allo spettatore fa pensare “se è questa la primavera del vivere, non è una primavera in fiore …”.
Il messaggio che ci arriva è quello di un capitalismo fagocitante, che passa di generazione in generazione, con la stessa ripetitività delle drammatiche scene del lungometraggio. Il cinese Bing Wang, uno dei più grandi fotografi e cineasti contemporanei, ha dichiarato alla stampa: “In Cina nessuno vede i miei film. La maggioranza dei miei documentari non riceve sostegno dallo Stato cinese e se riesco a girare è grazie a dei paesi stranieri”.
Data di uscita:N.D.
Genere:Documentario
Anno:2023
Regia:Bing Wang
Paese:Cina, Francia