Era scontato che Trump si dichiarasse “non colpevole”,non è altrettanto scontato sapere che cosa accadrà ora che il miliardario è tornato a Mar a lago in Florida portandosi appresso quei 34 capi di accusa, comunicatigli ieri dal tribunale di New York. Non solo bilanci falsificati -con violazione delle leggi elettorali – per pagare il silenzio di due pornostar e un portiere della Trump Tower, ma anche la cospirazione per minare l’integrità del voto nel 2016. I pagamenti sarebbero stati finalizzati proprio ad eliminare informazioni negative sulla sua correttezza morale. 130 mila $ alla porno star Stormy Daniel, 150 mila dollari all’altra vedette di Playboy Karen Mc Dougal, 30 mila dollari al portiere che parlava di un figlio illegittimo avuto con una cameriera della Trump Tower.
“E’ una caccia alle streghe” ha dichiarato i giorni scorsi Trump, primo ex presidente a finire sul banco degli imputati, intenzionato a ricandidarsi alla Casa Bianca nel 2024.La legge glielo consente anche se sarebbe poco opportuno visto il procedimento giudiziario a suo carico. Tra i commentatori americani c’è chi è convinto che Trump sfrutterà proprio questa situazione per rivivacizzare i suoi sostenitori, in realtà pochi davanti alla Corte di New York. Ieri l’ex presidente è rimasto in silenzio, impietrito tra i suoi avvocati, forse incredulo che alla fine il procuratore Bragg fosse davvero riuscito a inchiodarlo. Ha dovuto lasciare le impronte digitali, ma non la foto segnaletica come concordato con i suoi avvocati difensori. Niente manette, ma il suo ingresso in aula, e quel corteo che ha attraversato Manhattan scortandolo verso i giudici, che Trump vede come i suoi carnefici, sono comunque immagini storiche che arricchiranno quell’album di foto incredibili che hanno caratterizzato l’ insolita presidenza Trump, compreso quel comizio fuori dalla Casa Bianca che ha preceduto l’assalto al Congresso dei suoi fedelissimi quel tragico 6 gennaio. Il percorso giudiziario è lungo, ci sarà una nuova udienza in presenza il 4 dicembre e poi l’inizio del processo a gennaio. In casa repubblicana si assiste in silenzio alla nuova puntata della Trump story, mentre il suo rivale Ron De Santis governatore della Florida sta scaldando i muscoli preparandosi alle primarie in vista della campagna per la Casa Bianca. Tra i finanziatori c’è chi ha iniziato a dire che è tempo di guardare ad una nuova generazione di leaders, ma Trump è un osso duro. Riuscirà de Santis ad avere la meglio sul miliardario che ha il controlllo del partito repubblicano?