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Perché l’Italia non condanna e forse imita il modello ungherese contro i diritti Lgbt

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La Commissione Europea fa causa all’Ungheria per la legge contro le persone Lgbt, definita “vergognosa” da Ursula von der Leyen. Quindici Paesi, unitamente al Parlamento Europeo,  si sono schierati con la Presidente. E ciò nonostante il Governo italiano sta dalla parte dell’Ungheria cui ormai ci accomunano troppi tasselli discriminatori. La Commissione ha deferito l’Ungheria alla Corte di Giustizia europea e l’Italia non è tra i firmatari della cordata che ha sottoscritto l’iniziativa. L’oggetto dell’azione giudiziaria è la legge sulla cosiddetta “protezione dei bambini”,  giudicata dalle ong, ma non solo da loro a questo punto,  lesiva dei diritti Lgbt. Si tratta di una nuova regolamentazione interna all’Ungheria che dal 2021 fa divieto della “promozione dell’omosessualità” ai minori, sui media e nelle scuole. questa norma viene ritenuta alla base dell’aumento in Ungheria dei reati d’odio contro le persone omosessuali. Quella posta in essere è la più grande procedura sulla violazione dei diritti umani mai portata davanti alla Corte di giustizia dell’Ue ed è stata avviata su input dell’associazione Forbidden Colors.
In Italia, come si sa, è ripreso il dibattuto sui diritti civili di omosessuali e Lgbt e sulla difesa della “famiglia naturale”, ciò spiega perché il nostro Paese non sia tra i firmatari. “Questa storia ci riguarda e anche da molto vicino. – dice Giuseppe Giulietti, coordinatore dei presidi di Articolo 21 – La deriva del governo italiano verso la linea di quello ungherese è evidente e non potrà che essere completata con le leggi bavaglio e il controllo dell’informazione contro cui eleviamo ancora un volta il baluardo dell’articolo 21 della nostra Costituzione“.
(Disegno di Alekos Prete)


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