Ieri mi sono preoccupata, perché ho scoperto di aver contribuito ad una “sostituzione etnica”, essendo di origine tedesca. La mia famiglia arrivò dalla Germania in Italia e in particolare a Napoli, intorno al 1700…
Poco importa, se da una pagina antichissima del Monitore Napoletano, ritrovo la storia di un mio illustre antenato: Fra Michele Klain. Importante chimico e botanico dell’epoca, le cui spoglie sono conservate nella Chiesa della Sanità, fu uno dei fondatori della Farmacia degli Incurabili. Nel 1811 gli fu conferito un diretto incarico da Gioacchino Murat, come responsabile della Farmacia…. Fu anche membro del collegio degli “Otto”, che sotto la direzione del protomedico, erano incaricati per l’annuale ispezione delle farmacie. Ad ogni impegno Fra Michele preferiva stare con i suoi allievi, ai quali, oltre alla conoscenza per l’arte farmaceutica, sapeva comunicare serenità, pazienza e destrezza. A loro dedicò la sua vita, rischiando anche di morire, per continuare ad insegnare. Fu considerato dal Popolo un autentico eroe! Inventò, tra l’altro, “L’eterometro Klaniano”, strumento concepito per la misurazione dei gradi dell’etere solforico.
Nel mio sangue “misto”, poi, scorre anche quello spagnolo, da parte di di mia nonna materna (e poco importa che i miei antenati furono tra i 13 eroi della “Disfida di Barletta”); ma quello che aggrava tutta la situazione è che io sono napoletana. Un popolo meraviglioso che si è formato nei secoli dal melting pot di tante dominazioni. Io sono orgogliosamente “figlia” dell’antica Grecia Antica, della loro cultura e filosofia, ma anche dei Sanniti, dei Romani, dei Bizantini. E successivamente dei Normanni, gli Svevi e gli Angioini; e ancora degli Aragonesi, degli Spagnoli e degli Austriaci. E come cantavano gli Almamegretta sono anche una ” figlia di Annibale, grande comandante nero” o come diceva Pino Daniele sono una “nera a metà”…
E, sicuramente, oggi mi sentirei davvero “povera”, senza le mie sorelle africane, ucraine, bielorusse, iraniane, che colorano di bellezza la mia vita e la mia giornata e, proprio, come fu per quel mio “illustre” antenato, migliorano questa martoriata terra e la arricchiscono con la loro cultura. Si chiama melting pot e da un tempo indefinito è realtà in ogni luogo del mondo! Per dirla come Albert Einstein, “Appartengo ad un’unica razza, quella umana”.
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