C’è chi quando parla di morti sul lavoro, lo fa citando sempre e solo numeri, con fredde statistiche, dimenticandosi che dietro a quei numeri ci sono delle persone, che purtroppo non ci sono più.
Persone, che avevano degli affetti, degli hobby, una vita.
Sono tanti anni che monitoro le morti sul lavoro, e lo faccio con sensibilità e umanità.
Faccio il possibile per riportare il nome di questi lavoratori, perchè è giusto che siano ricordati e non siano dimenticati.
In questi anni è stato fatto troppo poco, per porre un freno, alle tante, troppe morti sul lavoro.
Quelle che nel 2023 vengono chiamate ANCORA, con il termine ipocrita “morti bianche”, ma che di bianco non hanno proprio un bel niente.
Un termine che andrebbe abolito, perché è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro.
Queste tragedie non fanno solo morti, rovinano famiglie e rendono tanti giovani orfani e soli.
Non passa giorno che non ci siano dei morti sul lavoro, ma non dobbiamo dimenticarci assolutamente anche dei lavoratori che ogni giorno si infortunano gravemente e molto spesso restano invalidi.
La politica ha il dovere di intervenire di fronte a questo bollettino di guerra sul lavoro, che purtroppo non conosce sosta.