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In Lettonia processi contro 14  giornalisti russofoni: “Trattati come terroristi”

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Accusati di aver violato le sanzioni UE per aver collaborato con l’agenzia stampa internazionale Rossiya Segodnya (RS) sotto sanzioni. Rischiano 4 anni di carcere. Ma avevano lasciato l’agenzia due anni prima delle sanzioni. Per evitare maxi processo le autorità hanno convocato i giornalisti uno ad uno in udienze singole.

(Parigi). In Lettonia, la caccia ai giornalisti di lingua russa è giunta al culmine con l’apertura oggi di una serie di processi contro 14 giornalisti che rischiano 4 anni di carcere per aver pubblicato articoli per un’agenzia stampa russa. Una serie di processi “postdatati”, per evitare il ludibrio e lo scandalo di un maxi processo di massa, contro 14 giornalisti russofoni accusati di aver “violato le sanzioni dell’Unione Europea”. Ma i fatti pero’ risalgono all’epoca in cui l’agenzia stampa russa non era stata ancora sanzionata.

Uu impulso delle autorità lettoni, i giornalisti lettoni russofoni sono accusati, ai sensi dell’articolo 84.1 del Codice penale lettone, di aver collaborato con l’agenzia di stampa internazionale Rossiya Segodnya (RS), fornendo copertura locale freelance per le sue divisioni strutturali dei portali di notizie Baltnews e Sputnik, nessuna delle quali era illegale o sanzionata all’epoca in cui vi lavoravano. Inoltre, fanno sapere gli avvocati che difendono i giornalisti, nessun articolo contiene materiale che infrange direttamente la legge: è solo il fatto di essere stati impiegati in quest’agenzia ad essere considerato di rilievo criminale. “Trattati come dei terroristi” fanno sapere i giornalisti. La pena prevista dal codice penale è la reclusione fino a quattro anni. L’accusa ritiene che i giornalisti abbiano “deliberatamente e per motivi egoistici fornito una risorsa economica ad una persona sottoposta a sanzioni (il direttore di RS ndr)”.

Le misure restrittive contro l’agenzia stampa RS come entità legale sono state pero’ annunciate solo nel febbraio 2023, oltre due anni dopo che i giornalisti avevano smesso di lavorare per i suoi portali di notizie. Tuttavia, le autorità lettoni hanno voluto intraprendere la strada dell’interpretazione estensiva della legislazione dell’UE e della Lettonia. Nel dicembre 2020, i servizi di sicurezza lettoni avevano condotto 7 perquisizioni con sequestro di computer, telefoni, supporti con archivi giornalistici e personali, alcuni dei quali non ancora restituiti. Anche i conti bancari dei giornalisti sono stati congelati ed è stata negata loro l’apertura di un conto in altre banche. Di fatto sono stati anche estromessi dalla professione, poiché nessuno è disposto ad assumerli.

L’idea è che questi giornalisti, fornendo testi a pagamento, abbiano violato le sanzioni europee adottate nei confronti di Dmitri Kissilev, che dirige l’agenzia (senza pero’ esserne il proprietario visto che è lo Stato russo ad esserne il titolare). La base giuridica è più che traballante, ed è per questo che nel febbraio 2023, secondo gli avvocati difensori dei giornalisti, per fornire una parvenza di legalità post factum, Rossia Segodnia è finita sotto sanzione da parte delle autorità lettoni. Ma la non retroattività in materia penale non sembra preoccupare i lettoni. Tuttavia, processare 14 giornalisti in una sola volta avrebbe ricordato un po’ troppo i maxi processi per terrorismo o mafia. Gli imputati sono stati quindi divisi in due gruppi e le udienze si terranno l’11 e il 13 aprile, il 17 e il 29 maggio e il 4 e il 14 giugno.

La maggior parte dei 14 giornalisti sono di lingua russa e rappresentano il 34% della popolazione lettone di cui condividono la lingua madre. Il caso dunque sembra essere  strettamente politico ed in piena violazione dei principi fondamentali della libertà di stampa. I processi multipli, fanno sapere da Riga, sembrano tagliati su misura per intimidire i giornalisti di lingua russa ed estrometterli dalle loro attività professionali.


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