Un filosofo, uno storico, un politico, un intellettuale, un giornalista da smontare nella sua straordinaria peculiarità d’analisi socio-economica per assimilarlo in quella che l’attuale ministro Sangiuliano ama definire ‘neocultura’ in cui il nome di Gramsci è collocato a sproposito se non proprio in modo offensivo.
È la prassi dei politici della sua schiatta che vogliono eliminare le caratteristiche specifiche di autori come Gramsci per accomunarli in nome di una ‘italianità’ inesistente e stucchevole. È questa la ragione che chi vuole mantenere viva e attuale la lezione che Gramsci ha saputo dare nei più diversi campi del sapere va rilanciata. Anche per tutelare una fondamentale differenza di qualità nei linguaggi adottati.
Così nei giorni nei quali si ricorda l’87esimo anniversario della sua morte (avvenuta il 27 aprile) e nei quali è fortissimo l’impegno a ricordare il 25 aprile 1945 con la Festa della Liberazione, sono molte le iniziative volte a ricostruire la specificità del pensiero di Gramsci per sottrarlo all’indegno calderone nel quale si cerca di inserirlo per annacquarne o cancellarne la memoria.
Questi gli eventi organizzati a Cagliari e a Ghilarza, le due città nelle quali si formò da studente. L’Istituto Gramsci e la Cineteca Sarda, in collaborazione con l’Associazione Antonio Gramsci di Cagliari e il Gramsci-Lab dell’Università di Cagliari hanno proposto una rassegna di documentari e libri sulla sua opera così articolata: il 18 aprile è stato proiettato il film ‘Nel Mondo Grande e terribile’, di Perini, Perria, Maggioni (2017); il 20 aprile è stata la volta del film ‘Gramsci l’ho visto così’, di Gianni Amelio (1988); il 21 aprile è stato presentato il libro ’Per una mappatura del pensiero di Antonio Gramsci nel Sud del mondo: ricezione, traducibilità, declinazioni teoriche e praxis’, a cura di Manduchi, Marchi (2022).
A Ghilarza, la casa Museo Antonio Gramsci ha organizzato un ciclo di iniziative sul tema ‘Gramsci e la letteratura’, tematiche affrontate in particolare nei ‘Quaderni dal carcere’.
Lunedì 24 Aprile apertura affidata al professor Giuseppe Cospito, dell’Università di Pavia che, alle 18.00, nei locali della Torre Aragonese, parlerà di ‘Gramsci e le fiabe’.
Martedì 25 aprile relazione del professor Romain Descendre dell’Ecole Normale Supérieure di Lione che interverrà sul tema ‘Gramsci, i romanzi d’appendice e il nazional-popolare’. Sempre alle 18.00, negli stessi locali.
Mercoledì 26 aprile, in collaborazione con l’Associazione per Antonio Gramsci di Ghilarza, nell’auditorium comunale, alle 18.00, sarà proiettato il cortometraggio d’animazione ‘L’albero del riccio’ con gli interventi della regista Chiara Sulis e del professor Mauro Pala dell’Università di Cagliari
Venerdì 28 aprile la filologa e saggista Silvia De Laude parlerà di ‘Gramsci e gli scrittori italiani del Novecento’ (sempre alle 18.00 nella Torre Aragonese).
Infine l’iniziativa conclusiva della rassegna è in programma per sabato 29 aprile con la relazione del professor Fabio Frosini, dell’Università di Urbino, che tratterà il tema ‘Gramsci, la letteratura e il ritorno a de Sanctis’. Anche questo incontro alle 18.00 nella Torre Aragonese.
L’ampia articolazione delle proposte è un’ulteriore, indiretta conferma della grandezza di Antonio Gramsci che Articolo 21 ha voluto ricordare l’anno scorso con una grande iniziativa organizzata a Ghilarza nel ventesimo anniversario della propria fondazione. Gramsci dedicò molta parte della sua attività anche al giornalismo, sia sul piano teorico che nella pratica. “Per Gramsci – ha detto il professor Gianni Fresu in un’intervista rilasciata al nostro sito due anni fa – il giornalismo non fu solo un cammino professionale o uno strumento di azione militante, ma una grande passione totalizzante che lo travolse sin dalle sue prime esperienze sarde. A Torino, dove si era trasferito per studiare, il mestiere del giornalista fu un mezzo di affermazione esistenziale, grazie al quale la sua personalità e le sue capacità intellettuali ebbero modo di emergere ed imporsi nel panorama del giornalismo (…). Gramsci attribuiva non solo alla scienza storica, ma anche al giornalismo una funzione essenziale nella costruzione di una coscienza critica dei gruppi subalterni, sia per smascherare le forme latenti, larvate o palesi di direzione da parte delle altre classi, sia per costruire una propria visione organica e coerente del mondo”.
Rigore, passione, competenza, dalla filosofia al giornalismo: questa la straordinaria attualità della lezione di Antonio Gramsci che, Sangiuliano potrebbe ricordarlo al suo collega Lollobrigida, fu un formidabile esempio di ‘sostituzione etnica’.