Eugenio Colorni, antifascista, intellettuale politico, combattente ed eroe per la nuova Europa

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Durante la Passeggiata della libertà a Latina saranno ricordati anche i giornalisti perseguitati e uccisi dal regime fascista. Il direttore dell’Istituto “Altiero Spinelli”, Mario Leone, tratteggerà la figura di Eugenio Colorni, un intellettuale, ma anche un narratore attraverso i suoi scritti. Di seguito un contributo sulla sua biografia.

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L’amore… come la cosa più seria ed importante della vita; come ciò che ci avvicina a un altro essere, dimenticandoci di noi stessi e desiderando che esso viva nella sua essenza profondamente diversa da noi. (…) Non tengo affatto ad essere citato o ricordato pubblicamente. Mi è solo caro il pensiero di continuare a mescolarmi per qualche tempo alle conversazioni dei miei amici; a quelle conversazioni che hanno forse costituito la più pura gioia della mia vita. (Eugenio Colorni, Testamento redatto il 2 maggio 1943, in AA.VV.
“Eugenio Colorni e la cultura italiana fra le due guerre”, Lacaita, 2011)

Eugenio Colorni, nacque il 22 aprile 1909. Studioso di filosofia, laureatosi, si spostò in Germania. Lettore d’italiano a Marburgo, proseguì i suoi studi a Berlino nel 1932-’33 su Leibnitz nella biblioteca di Stato. Abbandonata l’idea della carriera universitaria, pubblicò la Monadologia di Leibnitz grazie a Giovanni Gentile (conosciuto a Forte de Marmi). Vinse un concorso per insegnare nelle scuole secondarie; destinazione la cattedra dell’Istituto magistrale Carducci di Trieste. Collegato ad ambienti di Giustizia e libertà, collaborò con il nucleo torinese che faceva capo a Leone Ginzburg e, successivamente, a Vittorio Foa. Quando nel 1935 il gruppo venne sgominato, si aggregò al Centro interno socialista per poi diventare uno dei responsabili nell’aprile del 1937. Sapeva di essere sorvegliato, ma continuò la propria attività. Recatosi in questura per il rinnovo del passaporto per la Francia (motivato da un viaggio a Parigi con la pubblicazione del suo studio su Leibniz), fu arrestato a Trieste l’8 settembre 1938. Colorni si era difeso dall’arresto a seguito delle leggi raziali di Mussolini, a dispetto di una profonda politica di diffamazione antisemita, mirando ad evidenziare il suo ruolo di docente, attento sul proprio lavoro, didattico e scientifico, e minimizzando l’appartenenza alla religione ebraica e di cospiratore antifascista. Dopo sei mesi di segregazione in cella a Trieste e Varese per l’esiguità delle “prove provate” evitò la condanna al carcere, ma, davanti alla Commissione provinciale, non l’assegnazione al confino politico per 5 anni, a Ventotene. È il 6 gennaio 1939. È sposato con Ursula Hirschmann, nata il 3 settembre 1913,esule tedesca, già militante della gioventù del partito socialdemocratico, ebrea anche lei, che aveva conosciuto a Berlino (insieme al fratello Albert). A Ventotene, Colorni, nonostante, le crisi depressive causate dall’isolamento e dall’affaticamento, alleviate solo dalle visite della consorte e della figlia Silvia (nata nel 1937), alle quali è permesso di soggiornare sull’isola, studia matematica, fisica, psicanalisi. Tra i personaggi al confino ci sono “due anime non solo inquiete per quel che accadeva, ma anche insoddisfatte per le risposte inadeguate che gli antifascisti davano a questa gigantesca sfida che non era più la vittoria del fascismo in questo o in quel paese, ma il crollo dell’Europa”. Una di queste anime è Eugenio Colorni, l’altra è Ernesto Rossi. E’ Altiero Spinelli a scrivere: “non erano fra coloro che avevano trovato, come il resto dei confinati politici, ma fra coloro che cercavano. Perciò, incontrandoci sull’isola, ci riconoscemmo e diventammo amici” (Spinelli, “Come ho tentato di diventare saggio”, 1984, p. 281). Eugenio, al Confino, collabora con Rossi e Spinelli, approfondendo la crisi della civiltà e fornendo la soluzione perché non si ripetano più drammi come quello in corso della Seconda guerra mondiale. Dalle discussioni e i confronti, da loro, nasce un Manifesto, un progetto per l’unità dell’Europa, per costruire gli Stati Uniti d’Europa su base federale. Il federalismo “è una concezione del divenire dei popoli fondata sul presupposto – ormai tragicamente comprovato dai fatti – che l’epoca degli stati nazionali è finita, che oggi non si può parlare di ordine interno delle nazioni, di progresso, di conquiste sociali ecc., se non nell’ambito di un ordine internazionale in difetto del quale i popoli diventano strumento d’imperialismo. Il federalismo è quindi un’esigenza che può essere sentita, come lo è, da uomini di ogni partito, classe, nazione, razza o religione, e come tale esce dagli schemi tradizionali dei partiti politici propriamente detti”. Queste sono le parole di Eugenio Colorni nel terzo articolo del secondo numero de L’Unità Europea dell’agosto del 1943. La “voce” clandestina del Movimento Federalista Europeo, nel solco dell’opposizione al regime fascista, prossimo alla disfatta con la “caduta” del governo Mussolini del 25 luglio e prima dell’armistizio dell’8 settembre, e che vedrà la guerra civile in Italia e la Resistenza, nasce per opera di un gruppo di federalisti europei che mette le proprie radici, e inizia il suo lungo percorso, ancora attualissimo. Alla fine del 1941 Colorni, aveva lasciato Ventotene per essere trasferito al confino di Melfi in Lucania. Riesce ad evadere e a inserirsi nella lotta al fascismo a Roma. Dopo l’8 settembre 1943 entra nel comitato direttivo del nuovo Partito socialista, è anche redattore capo dell’Avanti! clandestino. Impegna le sue forze nella ricostruzione della Federazione giovanile socialista e nella formazione della prima brigata Matteotti. I suoi interventi sull’Avanti! (16 marzo, Amministrazione o rivoluzione, e 20 maggio 1944, Rivoluzione dall’alto?), focalizzano l’attenzione sulla situazione politica dell’Europa dove è prossima la vittoria degli Alleati e sulla
necessità di una rivoluzione dei popoli d’Europa. Mentre Ernesto Rossi nella estate del 1944 sempre in Svizzera curerà un’edizione ciclostilata pubblicata col titolo Il manifesto programma di Ventotene, riedizione di quella stampata in Italia nel n. 1 dei Quaderni del Movimento Federalista Europeo inclusa l’introduzione con la data del 29 agosto 1943, è Eugenio Colorni ad occuparsi a Roma dell’opuscolo “Problemi della federazione europea” e della stampa il 22 gennaio 1944 (e distribuito con l’ausilio di Leone Ginzburg nel febbraio marzo).
La copertina, dal caratteristico color salmone, reca solo il titolo dell’opuscolo, Problemi della federazione europea, e in basso l’indicazione «Edizioni M.F.E.»; non reca – sotto nessuna forma – i nomi degli autori. Sono questi due ultimi elementi che la distinguono dall’edizione successiva, alla quale si fa normalmente riferimento e di cui è stata anche realizzata, in più occasioni, la ristampa anastatica. In questo caso, infatti, come è noto, la copertina reca in alto l’indicazione degli autori, seppure solo in sigla: «A. S. e E. R.», mentre in basso l’indicazione «Edizioni M.F.E.» è sostituita, su due righe, da quella «Edizioni del Movimento italiano per la federazione europea». Il 4 e 5 giugno 1944, gli Alleati entreranno a Roma. Il 28 maggio, in via Livorno, Colorni è fermato da una pattuglia di fascisti della banda Koch; tenta la fuga, gli
sparano, è ferito. Muore il 30 maggio nell’ospedale di S. Giovanni sotto la falsa identità di Franco Tanzi. Chi lo conobbe a Ventotene come scrive Rossi, con lo pseudonimo di Empirico, ne L’Unità Europea (n. 5, luglio-agosto 1944) “avrebbe potuto facilmente arrivare a conclusione che Colorni era un intellettuale assolutamente negato all’azione pratica. Era continuamente in crisi spirituale. Ogni giorno voleva riprendere ex-novo l’esame di tutti i problemi, per il timore di cristallizzare il suo pensiero in categorie ben definite, di riposare in qualsiasi comodo sistema. Si può dire che amava la ricerca della verità più della verità stessa. E per questo nelle discussioni politiche prendeva spesso un atteggiamento contraddittore, anche se ciò lo portava a contraddire contemporaneamente le tesi più opposte. Si era così fatto degli amici sinceri, era da tutti benvoluto per la sua bontà ed il suo disinteresse, ma non si era inquadrato in nessuno dei gruppi (…).
Solo pochi giorni prima di lasciare Ventotene aveva fatto sapere ai socialisti di aver lavorato clandestinamente come socialista e che si considerava ancora uno di loro. La sola idea politica in cui già a Ventotene era ben fermo era quella della necessità di una unificazione federale dell’Europa, per salvare i valori che ci sono più cari della civiltà occidentale. Egli sentiva in modo così vivo quest’esigenza che certe volte era portato a mettere perfino, paradossalmente, in rilievo gli aspetti positivi della politica hitleriana, in quanto poteva valere a spazzar via le assurde anacronistiche sovranità dei trentadue Stati nazionali in cui era spezzettato il nostro continente. (…) Fino al colpo di stato del 25 luglio Colorni proseguì la sua attività clandestina, dormendo una notte in una casa una notte in un’altra, presente in tutte le riunioni
per suscitare nuove energie, per indirizzare i partiti che andavano formandosi verso una politica costruttiva veramente europea. La notte del 25 luglio arringò la folla in piazza Venezia e cercò di portarla ad impossessarsi del palazzo del capo del governo, per impedire che venissero trafugati i documenti che in esso certamente si conservavano. Non vi riuscì perché venne a mancare la luce. (…)”. Paolo Treves commemora l’amico Colorni da Radio Londra: “la vita politica non era la sua vita”. È vero. Quante volte noi suoi amici – continua Rossi – l’abbiamo sentito ripetere che i suoi interessi spirituali non erano rivolti alla politica, ma alla speculazione astratta, alla matematica, alla fisica… Dal contrasto fra la figura intellettuale di Eugenio Colorni e l’attività politica alla quale egli è stato condotto da una profonda
esigenza morale, ancor più in rilievo risalta la sua vita eroica. Eugenio Colorni è un nostro eroe. Un eroe della nuova Italia e della nuova Europa”.
(Nella foto il reclusorio di Ventotene come appare oggi)

(Mario Leone è direttore dell’Istituto di Studi Federalisti “Altiero Spinelli”)


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