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Contro la siccità solo preghiere e multe

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L’Italia ha sete. Un tempo la siccità era l’incubo del sud Italia, in testa la Sicilia. Da qualche anno invece la piaga, a causa dei cambiamenti climatici, colpisce soprattutto il Nord, una volta ricco d’acqua. Soffrono la sete in particolare il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e varie zone dell’Emilia-Romagna.

Il 2022 è stato molto avaro di piogge e così pure lo scorso inverno, di qui la crisi idrica con contraccolpi durissimi alla produzione agricola. C’è perfino il rischio del razionamento dell’acqua potabile se il deficit idrico non sarà recuperato durante questa primavera. La crisi dell’acqua risale a qualche anno fa e colpisce tutta l’Italia. Nella torrida estate del 2017 a Roma ci fu un inizio di razionamento dell’acqua potabile: la notte dai rubinetti di casa il flusso fu ridotto o chiuso del tutto.

Dallo scorso anno al Nord la crisi è galoppante. La ritirata dei ghiacciai alpini, la quasi scomparsa delle nevicate, le poche piogge hanno ristretto i laghi come quello di Garda. Le falde acquifere sono sempre più povere. Perfino il Po boccheggia.

La crisi è catastrofica in Piemonte: oltre il 50% della regione soffre la siccità, i bacini sono semivuoti, le riserve nevose sono il 60% in meno, in inverno è mancato all’appello l’80 per cento delle normali precipitazioni. A Biella la diocesi ha addirittura invitato i parroci alle preghiere per invocare i temporali: Dio «donaci la pioggia di cui abbiamo bisogno». A Cavaglià l’immagine della Vergine Nera di Oropa è stata portata in processione nelle strade per chiedere la pioggia. Le preghiere per invocare l’acqua sono recitate un po’ in tutta la Lombardia (come a Pavia) e in Veneto (come a Treviso). In particolare si eleva una preghiera scritta da San Paolo VI papa per chiedere la grazia dei temporali a Dio: «Fa’ scendere dal cielo sopra la terra arida la pioggia sospirata».

C’è tantissimo da fare per fronteggiare la siccità: occorre un piano strategico. Prima di tutto vanno rifatti o riparati gli acquedotti colabrodo: perdono il 40 per cento dell’acqua trasportata. Occorre costruire invasi e bacini per trattenere la pioggia. Vanno realizzati impianti di dissalazione dell’acqua del mare e di depurazione per rendere utilizzabile quella non potabile.

Il decreto legge Siccità approvato dal governo Meloni istituisce una “Cabina di regia” presieduta dal ministro delle Infrastrutture Salvini e nomina un “Commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica”.  Giorgia Meloni lamenta che da 20 anni l’Italia soffre «di un problema ciclico legato alla siccità» ma «nessun governo aveva scelto di affrontarlo in modo strutturale fino a ora». Ma adesso «noi scegliamo di farlo prima che diventi una emergenza», sostiene la presidente del Consiglio.

Tuttavia per ora non si vedono piani strutturali ed iniziative concrete. Il decreto Siccità del governo prevede solo misure tipo multe «fino a 50mila euro per chi estrae e utilizza acqua pubblica senza autorizzazione». Una scelta anche giusta, ma è un po’ poco.

Marco Bucci, invece, lancia l’idea di un grande dissalatore a Genova dell’acqua del mare da realizzare nell’area dell’ex acciaieria Ilva di Cornigliano. Il disegno del sindaco di Genova è di dissetare il capoluogo ligure ma anche gran parte dell’Italia settentrionale fino alla Pianura Padana. La proposta punta a realizzare «un impianto che permetta di riutilizzare l’acqua dei nostri depuratori e di dissalare quella del mare». In questo modo «avremmo una ricchezza enorme di acqua dolce» da utilizzare.

L’acqua verrebbe convogliata in una pipeline già esistente, una tubatura non più utilizzata un tempo destinata al trasporto di petrolio, per essere poi distribuita in tutto il Nord.  Sarebbe la prima grande opera di questo tipo in Italia, impianti simili esistono solo negli Stati Uniti e in Israele.

Serve un miracolo per realizzare il progetto di Bucci? Alle volte i miracoli si avverano. Il sindaco di Genova è riuscito nell’impresa di ricostruire il Ponte Morandi, ribattezzato “Genova-San Giorgio”, in appena due anni dal disastroso crollo.

 


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