Caro Rocco Scotellaro, buon compleanno. Sei nato il 19 aprile del 1923, come oggi, 100 anni fa, a Tricarico, in provincia di Matera. Non sapevo niente di te, pur frequentando la Scuola Rocco Scotellaro. Mi parlò a lungo di te Amelia Rosselli, figlia di Carlo Rosselli, ucciso con suo fratello Nello nel 1937 dagli uomini di Mussolini. Mi disse che vi eravate conosciuti su un battello a Venezia, una mattina del 1948, mentre andavate entrambi a partecipare a un convegno sulla Resistenza italiana. Amelia mi disse che tra voi nacque qualcosa di grande e che lei ti seguì in Basilicata, delusi entrambi dalla vita borghese e falsa della città. Fino al 15 dicembre del 1953 siete stati vicini come “due passerotti”, fino al giorno della tua morte improvvisa a trenta anni, per infarto. Fu Amelia che mi regalò le tue opere: Contadini del sud, l’Uva puttanella, E’ fatto giorno, Uno si distrae al bivio. Leggendoti ti ho voluto bene.
Ti voglio bene ancora. Corsi a Tricarico a conoscere il dottor Rocco Mazzarone e alcuni tuoi amici del tempo felice. Vidi la tua casa, i tuoi vicoli, dove correvi come la “peste di san Vito”, la tua tomba al cimitero, che si affaccia sulla vigna di tuo padre e sulla val Basento, ahimè, massacrata dall’illusione industriale.
Caro Rocco, sai che in occasione del tuo compleanno, si stanno occupando di te fascisti, post-fascisti, nazionalisti, leghisti che fino a ieri volevano staccarsi dal tuo mondo, e tanta altra gente che non ha letto una riga della tua opera? Che ne pensi, Rocco, di questo? Fioriscono comitati, uno nazionale, uno regionale, uno paesano, sperando che non facciano a botte tra loro, feste, sagre e pizze in tuo onore. Gente che porta corone su e giù per la Basentana, sulla tua tomba, per poi passare ad un convegno a Matera, a una conferenza a Tricarico, a una lettura poetica a Irsina. Non si fa altro che parlare di te. Rocco, dimmi la verità, che ne pensi?
Hai visto che nell’ultimo libro delle tue opere, edito da Mondadori, hanno tolto la lunga e seria prefazione di Carlo Levi, la meravigliosa lettera di tua madre Francesca Armento, alla quale Ernesto De Martino dedica un meraviglioso capitolo in uno dei suoi libri più belli, e il prezioso scritto di Rossi Doria? Spariti. Quel materiale era tutt’uno con la tua opera uscita dopo la tua improvvisa e inaspettata morte, nel 1954, proprio grazie a Carlo Levi, ma l’hanno tolto, per essere sostituito da parole generiche e senza storia, perché? E i tuoi contadini, Rocco, che fine hanno fatto? Dove sono? Scomparsi quasi del tutto.
Molti di quelli che oggi organizzano il tuo compleanno sono gli eredi di chi scelse l’industrializzazione selvaggia finita nel vuoto. Rottami contaminati da bonificare su terra fertile. E nella tua terra, che è anche la mia, hanno scelto di impiantare quanto di più è distante dalla tua “visione”, hanno scelto le estrazioni petrolifere, che stanno ammalando il tuo popolo, togliendo possibilità ai giovani di radicarsi nella terra dove sono nati, giovani che scappano al nord, mentre le multinazionali del petrolio distruggono un vasto territorio il cui paesaggio tanto amavi e cantavi. Quante ne devi sopportare Rocco. E i deboli che tanto amavi chi li protegge più? I nuovi deboli muoiono sulle nostre spiagge. E chi sopravvive viene sfruttato sulle terre, “da sole a sole”, come scrivevi tu, da che nasceva il sole fino a che il sole tramontava. Nulla è cambiato Rocco. Come sarebbe bello Rocco se rinascessi e con i tuoi modi gentili, convincessi tutti a seguirti per realizzare in terra giustizia armonia e pace.
E la democrazia partecipata che tu applicasti nel 1946 da sindaco socialista ventitreenne, fatta di comitati rionali che discutevano e partecipavano alle scelte politiche, dov’è finita? Anche la tua amata Costituzione italiana è messa in pericolo da chi oggi ti celebra. La visione “presidenzialistica” è quanto di più distante dalla tua visione di democrazia partecipata dal basso. E i paesi e i loro vicinati, dove si attuava la solidarietà, come stanno messi in salute? Spopolati, umiliati, offesi, rimangono con “mezza porta a battere col vento”. L’autonomia del piccolo Comune finisce e tutto viene centralizzato dall’alto, esattamente il contrario di ciò che predicavi. Perché succede questo Rocco? Pensaci e fammi sapere. Intanto ti auguro buon compleanno Rocco. Io continuo a raccontarti come ho fatto in questi 30 anni. Posso continuare a farlo? Ti va bene? Sbaglio qualcosa anche io? Dimmelo che smetto subito. A questo punto qualche dubbio mi viene. Ho paura di essere sulla cattiva strada. Se non mi vieni in sogno per fermarmi continuerò a raccontarti a Salerno il 27 aprile, il 29 aprile a Rotonda (PZ), l’11 maggio a San Lorenzo a Mare vicino a Imperia, il 14 maggio a Bologna, l’11 giugno a Parma, poi Irsina, Lauria, Matera, Roma, Milano, Tricarico, Rivello, Gorgoglione, Guardia Perticara, Cosenza, San Paolo Albanese, Zurigo, ed altri luoghi. Fammi sapere se posso continuare a farlo caro Rocco. Rocco ti sono riconoscente per quello che hai fatto per me e i miei cari compagni di lavoro. Le tue parole mi hanno fatto vivere meglio ed io cerco di seguirle come una stella cometa. Grazie Rocco. Buon compleanno sindaco, poeta, contadino nostro.