A Trieste in Risiera per il 25 Aprile come ogni anno, nonostante la lunga attesa

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Per cambiare il mondo bisogna esserci, diceva Tina Anselmi, la partigiana Gabriella. E noi c’eravamo. In Risiera come ogni anno. In uno dei massimi simboli dell’orrore generato dal nazifascismo. C’eravamo nonostante la pioggia, che poi erano due gocce. E siamo entrati nonostante non volessero farci entrare, nonostante ci abbiano fatto aspettare in nome di un fantomatico numero chiuso deciso sul momento per rispondere — pare — alla presenza di un gruppo di anarchici assolutamente inoffensivi e pacifici, a cui interessava solo manifestare. Ma siamo riusciti ad entrare dopo mezz’ora di attesa e molti dopo più di un’ora a cerimonia conclusa. Cerimonia di cui non si è sentita una parola.

Mai assistito a un simile spettacolo, mai impedita in questo modo la partecipazione dei cittadini e delle cittadine. Ma l’aspetto più inquietante è stato il numero di agenti in tenuta antisommossa schierato all’esterno del monumento nazionale: a chi di noi ha qualche anno in più richiamava momenti bui della storia repubblicana come le giornate di Genova.

Come hanno scritto in un comunicato congiunto CGIL e ANPI «la festa della liberazione dal nazifascismo non è proprietà né delle istituzioni locali né dei preposti all’odine pubblico. Il 25 aprile è la festa di tutte le cittadine e i cittadini che con la loro presenza testimoniano la memoria collettiva, la forza dell’antifascismo e la loro forte adesione ai principi democratici della nostra Costituzione».

Eravamo in tantissime e in tantissimi e non sarà certo questo affronto a scoraggiarci.

W il 25 aprile, la festa più bella!


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